La cerimonia funebre che ha portato l’ultimo saluto al protagonista di sessant’anni di televisione generalista è stata trasmessa in diretta da Rai Uno. Da quando si è appresa la notizia della scomparsa di Baudo si sono contate ore e ore di trasmissioni dedicate, all’interno dei programmi di informazione o in contenitori creati ad hoc. La cerimonia funebre in diretta ha suggellato una rilevante operazione politica e mediale che con la sua nota misura lo stesso rinomatissimo defunto forse non avrebbe gradito. In realtà, il corpo di Baudo è stato afferrato da coloro che hanno le chiavi della formazione del clima di opinione come un’occasione da sfruttare al massimo grado. Intendiamoci. Non è in questione la notevolissima portata di un vero interprete (e creatore) della cultura di massa. Ne hanno parlato con lucidità e rigore l’omelia tenuta da don Giulio Albanese e il saluto conclusivo del sindaco di Militello Giovanni Burtone. Ma è doveroso sottolineare che nell’era delle guerre e dei morti in Ucraina, con tanto di genocidio a Gaza, persino una vicenda come questa rientra nella logica anestetica del pensiero dominante. Baudo, democristiano si ma antifascista e democratico, meritava l’autorevolezza simbolica della sobrietà e dello stile che gli apparteneva.
