Dopo Anchorage e, ancor di più, dopo Washington, il grande entusiasmo ancora una volta riaffermato dalla nostra presidente del consiglio per l’onnipotente Trump mi ha riportato alla mente una dolente e sconvolgente terzina dal canto sesto del Purgatorio. “Ahi Serva Itala, di dolore ostello/nave senza nocchiere in gran tempesta/non donna di provincie, ma bordello!”. Difficile immaginare che Dante Alighieri, sette secoli fa, mettendosi quasi a competere con Nostradamus, potesse prevedere l’ignobile spettacolo fornito in questi giorni dal governo italiano, ma quei versi descrivono meglio di intere paginate l’indecente collocazione nella politica internazionale in cui ci stiamo venendo a trovare. Servi fuori misura non tanto degli Stati Uniti, quanto di un fenomeno da baraccone come Trump; incapaci di interloquire con chi si sta dimostrando il vero timoniere delle decisioni principali come Putin; inesistenti in un qualunque ruolo di mediazione, equilibrio, ponderatezza in Europa. Insomma, sembra quasi che la Meloni voglia proporre al suo idolo Donald di lasciar perdere la Groenlandia e di chiedere al nostro Paese di diventare la stella aggiuntiva nel drappo nazionale statunitense. Ma siccome non bastava la smaccata dimostrazione anche visiva della totale sottomissione, ecco che Giorgia si propone in un ruolo ancor più svincolato da qualunque controllo democratico. Primo fra tutti quello della stampa. Donald si dimostra in qualche modo disponibile ad interloquire con i giornalisti, magari anche soltanto per fare caciara? lei proprio non ci pensa e impunemente dichiara che del dialogo, del confronto con i rappresentanti di quella fondamentale voce della democrazia che è l’informazione, proprio non le importa. Anzi, già che c’è, impone alla Rai di assumere, sulla base di quali competenze?, il suo ex portavoce e attuale direttore do ‘Libero’, Mario Sechi a Rai Storia, no si sa bene se per un programma autonomo o addirittura in sostituzione di Antonio Barbato. Ma lei non batte ciglio. Basta che i suoi fedelissimi ripetano ad ogni piè sospinto la litania di quanto è brava, capace, importante anche in ambito internazionale – mantra insostituibile di tutte le reti di Telemeloni – perché si senta gratificata. Cosa può importargliene del rispetto delle regole della democrazia se la propaganda continua ad
essere efficace, così come insegnano i suoi alleati e modelli come Trump, Orban o Netanyahu? Neppure la vergognosa accettazione delle regole imposte da Trump a Washington, soprattutto sul piano economico e dei suoi interessi personali, e da Putin sul piano politico internazionale, hanno smosso le facce di cera sua e dei suoi partner. Cosa dovrà ancora succedere perché il mondo democratico si renda conto dell’abisso in cui ci sta facendo precipitare Trump? Speriamo nei Brics, visto che non riusciamo ad insorgere. E mente ormai i parla solo dell’Ucraina, cosa dobbiamo ancora aspettare per il futuro dei Palestinesi? Che il governo israeliano completi la devastazione e il genocidio, prima che il nostro governo scelga la strada politica e non solo quella degli aiuti umanitari, e si salvi la coscienza ospitando negli ospedali, per le cure, vittime innocenti? O anche su quello accetterà passivamente, come purtroppo è già avvenuto per Pisa, che Israele protesti per le cure prestate in ospedale ad una ventenne palestinese? Non possiamo consentire alla Meloni e al suo governo di far aumentare la schiera di quanti di noi si vergognano di continuare a definirsi italiani.
