Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di un cittadino ebreo marocchino, che sceglie come nom de plume Averroè per non rivelare il suo vero nome, discriminato nel nostro Paese per via dei suoi tratti somatici e del suo colore della pelle.
Sono Ebreo. Sono cresciuto a Parigi, sentendomi al sicuro. Frequentavo la sinagoga ma avevo amici di tutte le religioni. Mi sono laureato, ho conseguito un master in biologia marina, ho viaggiato a lungo per studio in Marocco. Non avevo mai, in tutta la vita, subito una discriminazione, un offesa, un insulto, fino a quando non sono arrivato in Italia per un dottorato di studio. Le discriminazioni sono cominciate all’aeroporto. “Perché fermate me?” “Controlli a campione”. Poco dopo, alla stazione. “Perché me?” “Controlli a campione”. Il giorno dopo, nel negozio di una nota catena italiana. La commessa non capiva l’inglese e nessuna delle lingue che parlavo fluentemente. Mi ha cacciato: “Siamo in Italia, devi parlare italiano!”. Non si contano le volte in cui sono stato fermato, insultato, invitato a tornare nel mio paese solo per essere entrato in un negozio dove al cliente prima danno del lei e a me del tu. Le volte in cui con la mia compagna, se entriamo in metropolitana insieme e lei, bionda, cammina un po’ troppo veloce e io corro per starle dietro, vengo fermato dalle guardie, perché pensano che la stia importunando. Ormai lo sa, mi tiene per mano, come un bambino. Subisco da anni questi umilianti e vergognosi atti di razzismo in Italia perché porto la barba, ho tratti somatici nordafricani, “sono di colore” come dite qui, come se solo il marrone e non anche il rosa fosse un colore. Una volta, all’ingresso di un convegno, mi hanno chiesto se fossi un terrorista.
Prego?
Scherzavo…
In italia o altrove non sono mai stato discriminato o insultato in quanto ebreo, nemmeno quando manifesto il mio essere ebreo ai cortei in solidarietà con il popolo palestinese, ai quali fin da giovane partecipo con altri ebrei a Parigi e in Italia. Il solo episodio che mi viene in mente è una battuta, da parte di una ragazza italiana, sul mio pene circonciso. Voleva essere un complimento. Moltissime volte, qui in Italia, sono stato insultato in quanto negro, africano, peruviano: per certi italiani la geografia è un concetto astratto! Da uomo di scienza, mi lascia ogni volta interdetto.
Voglio domandare una cosa ai parlamentari e ai giornalisti che denunciano l’antisemitismo riguardo a quelli che definiscono “attacchi subiti dagli ebrei in quanto ebrei”. “Attacchi” che, nei giorni successivi, si scoprono essere reazioni ad attacchi subiti da persone solidali con la causa palestinese da parte di sionisti. Per voi italiani, “ebreo” e “sionista” è sinonimo, come “africano” e peruviano”, pure se la maggior parte degli ebrei non sono sionisti, a cominciare dai rabbini, e la maggior parte dei sionisti non sono ebrei: in Francia è una cosa che sappiamo tutti, si studia a scuola, dovreste studiare di più in Italia. Il vostro Paese ha varato le Leggi razziali contro gli ebrei, ci ha mandati a morire nei campi di sterminio: confondere l’ebraismo, che è una religione millenaria, con il sionismo, che è un progetto coloniale di nemmeno centocinquant’anni, infonde negli italiani l’idea che gli ebrei non possano vivere nel resto del mondo, dove la maggior parte degli ebrei vive, godendo degli stessi diritti dei loro concittadini, ma debbano andarsene in Israele!
Ai parlamentari e ai giornalisti voglio domandare come mai non denuncino gli episodi di razzismo che subiscono qui in italia le persone con tratti somatici di quelli che considerate paesi sottosviluppati, anche quando sono nate in Italia o sono italiane. Aggressioni fisiche, discriminazioni sul posto di lavoro, intimidazioni, violenze che in Italia, come saprete, sono all’ordine del giorno. Firmo questa lettera con un nom de plume per timore di attirare su di me altre aggressioni. Ne subisco già abbastanza, e il mio non è un caso isolato: la mia condizione può essere testimoniata da decine di migliaia di altre donne e uomini che come me studiano, lavorano e pagano le tasse in Italia.
(lettera firmata)
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