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Il Gioco della storia, di Philip Kerr

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Un thriller ricco di azione e di suspence, con un intreccio perfettamente ricostruito, nel rispetto della verità storica. Un romanzo finora inedito in Italia.

E’ in libreria, dal 15 luglio scorso, il romanzo, inedito in Italia, del compianto Philip Kerr (Edimburgo 1956 – Londra 2018): “Il Gioco della storia” per la Collana Darkside, Fazi Editore (444 pp, €20), con la traduzione di Stefano Bortolussi.

Ancora un thriller storico, con al centro della scena Bernie Gunther, tra i più grandi protagonisti della letteratura del genere. Il romanzo, pubblicato la prima volta in Gran Bretagna del 2010, con il titolo Field Grey, segue la pubblicazione dei più noti romanzi della c.d. “trilogia berlinese”: Violette di marzo, Il criminale pallido, Un requiem tedesco, recentemente ripubblicati in Italia da Fazi Editore, ambientati nella Germania nazista ed aventi come protagonista, appunto, Bernie Gunther, già commissario della polizia criminale di Berlino, che si reinventa investigatore privato per non essere costretto ad aderire al partito nazista. Un personaggio complesso, un anti eroe, caratterizzato da un cinismo di maniera e da un’ironia pungente, che si trova a dover fare i conti con un mondo intriso di corruzione, di violenza e di ingiustizie.

Ma veniamo alla trama del romanzo.

Siamo a l’Avana, nel 1954, in un’atmosfera scossa dalla repressione in atto contro i dissidenti ad opera del regime del generale Fulgencio Batista y Zaldivar, ritornato al potere nel 1952, il quale ha imposto uno stato di polizia.

Dal canto suo, Bernie Gunther, vive oramai nell’isola caraibica, dalla fine della guerra, una vita tranquilla, con una falsa identità, allorquando, per sfuggire al ricatto di un agente dei servizi segreti locali, il tenente Quevedo – che lo ha minacciato di deportarlo in Germania, dove è ricercato per omicidio, se non avesse collaborato ad incastrare Meyer Lansky, un boss della malavita per il quale Gunther lavora – è costretto a lasciare l’isola. Una fuga verso Haiti che, per assecondare la richiesta di Dona Marina, la tenutaria di un bordello – alla quale non può dire di no – prevede la presenza di un’accompagnatrice: Melba Marrero, la chica di un’altra “casa” di tolleranza – ma anche un’ attiva combattente contro della resistenza anti Batista – ricercata dalla polizia per aver ucciso un poliziotto, il capitano Balart.

A Cuba nessuno è al sicuro” confiderà Melba a Gunther durante il viaggio verso Santiago, a bordo della decapottabile di questi, dove si sarebbero imbarcati sulla Guajaba – una barca che Gunther aveva vinto al tavolo da gioco -. “Io lo ero. Ma poi ho voluto fare l’eroe. Dimenticando che non ne ho la stoffa. Mai avuta. E poi il mondo non li vuole gli eroi. Sono fuori moda, come gli orli dell’anno prima. Adesso c’è bisogno di combattenti per la libertà e di spie. Ed io sono troppo vecchio in un caso e troppo scrupoloso nell’altro” le rispose Gunther.

Ma proprio mentre si trovano in navigazione verso Port-au-Prince, i due fuggitivi vengono fermati in mare aperto per un controllo da una motovedetta della marina statunitense partita dalla baia di Guantanamo. Controlli durante i quali Melba, nel timore di essere stata riconosciuta, ferisce con un colpo di pistola uno dei militari; d’altronde, la sua riconsegna agli uomini di Batista avrebbe comportato la sua morte certa. Nei giorni successivi, dopo alcuni interrogatori sommari ad opera dei militari di stazza a Guantanamo, Gunther verrà trasferito a New York, sotto la custodia della CIA, perché accusato di essere un bastardo nazista, mentre di Melba si perderanno le tracce, quasi certamente riportata a Cuba e consegnata agli uomini di Batista.

La narrazione prosegue, dunque, con le successive vicissitudini di Gunther, il quale dopo essere stato interrogato a lungo dalla CIA verrà trasferito nella RFG – Repubblica Federale di Germania, a disposizione dei Servizi alleati, e rinchiuso nel carcere di Landsberg, nella cella n. 7, proprio quella in cui fu rinchiuso Hitler dopo il fallito putsch di Monaco e dove venne scritto il Mein Kampf. Ed è in questo cubicolo claustrofobico, infestato da fantasmi del passato, che Gunther verrà sottoposto ad un interrogatorio serrato da parte degli uomini della CIA. Pur non essendo mai stato un nazista, il suo passato non è privo di ombre e di responsabilità, ma costellato anche di azioni riprovevoli e moralmente ambigue.

Sono gli anni della caccia ai nazisti, responsabili di delitti orribili, e Gunther, agli occhi degli Alleati, costituisce una fonte preziosa di informazioni.

Gunther, dal canto suo, è consapevole che per salvarsi dovrà giocare d’astuzia, ponderando bene le carte da giocare nella sua partita al tavolo della storia, è la sua stessa vita ad essere in gioco. Egli dovrà ripercorrere gli eventi che lo hanno visto protagonista negli anni più bui della guerra; quelli in cui un progetto folle: la creazione di un “un mondo più puro e più pulito” ha portato allo sterminio più di 6 milioni di ebrei e, più in generale, alla morte di più di 60 milioni di persone, tra civili e militari. Ma Gunther è consapevole che la verità non è sempre la migliore delle soluzioni da offrire per salvarsi la vita, per cui nelle sue rivelazioni il confine tra realtà e finzione diventerà sempre più sottile.

Il gioco della storia”, conferma, ancora una volta, il rispetto della verità storica di Kerr, il quale, oltre ad essere un abilissimo romanziere, è anche uno storico affidabile.

Del resto, il suo impatto sulla letteratura, in particolare sul genere thriller storico, è universalmente noto. La sua capacità di assemblare la suspence del romanzo poliziesco con la ricerca storica rispettosa ha portato ad uno stile narrativo unico nel suo genere, che ha influenzato molti scrittori, anche per la sua capacità di mettere insieme elementi hard-boiled con una profonda riflessione sulla storia e sulla natura umana.

Un’opera che affascinerà certamente i lettori di Kerr e di chiunque ami i thriller storici.

La sua prematura morte ha lasciato un grande vuoto nella letteratura thriller.

 


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