Da vecchio, appassionato dipendente Rai, ormai in pensione e sempre iscritto all’UsigRai, ho affrontato, in 26 anni di lavoro – quasi militanza a sostegno della funzione di servizio pubblico –, questioni molto delicate a seconda della governance con cui abbiamo avuto a che fare.
Ora, da pensionato, mi preoccupano le continue, allarmanti osservazioni di autorevoli uomini politici e costituzionalisti, come Vincenzo Vita o Roberto Zaccaria, che temono un progressivo smantellamento dell’Azienda. Mai, però, avrei sospettato che uno degli strumenti più indegni per minare ulteriormente la credibilità della Rai potesse essere, addirittura, una gara di rutti, in prima serata, sulla rete due. Sì, proprio una gara di rutti, in mezzo alle risate di una cosiddetta giuria a commento di suoni emessi per accompagnare un immortale capolavoro musicale come ‘Sul bel Danubio blu’. Ad onore e gloria dei due conduttori, uno dei quali quel Pino Insegno indicato da più parti come molto apprezzato dalla premier.
Ora, con i notiziari radio-televisivi sempre più indecorosamente TeleMeloni, cosa si potrà dire in quella Commissione Parlamentare di Vigilanza che non vuole trovare modo di ‘dare un volto’ alla Rai come molto appropriatamente ha scritto su questo sito Roberto Zaccaria? Non solo. Ma la stessa commissione tiene alla porta un uomo della sua competenza e della sua autorevolezza inventando ritardi. Tutto pur di non presentare uno straccio di proposta, attesa da oltre otto mesi.
Quindi, se, in attesa dell’assunzione di una qualche responsabilità, il metro di misura diventa una gara di rutti, vorrei suggerire a quanti hanno avuto l’indecenza di mandare in onda quell’obbrobrio, di non vergognarsi se un giorno decideranno di dedicare un po’ del loro tempo a quel mostro di bravura che fu Ugo Tognazzi capace di dare dignità e personalità al protagonista del film che si intitolava ‘Il petomane’, realizzato nel 1983.
Chissà che non riescano a trarne qualche utile suggerimento per un’altra gara dello stesso stile di quella dei rutti.
p.s. Non escluderei che, data la solennità che l’Austria dà ogni volta al ricordo della famiglia degli Strauss, non ci fosse una formale protesta diplomatica per la profanazione di quella sorta di inno nazionale che è ‘Sul bel Danubio blu’.
