La convocazione di un Comitato ristretto parlamentare per l’allineamento della governance Rai al Regolamento europeo sulla libertà dei media (EMFA) è un segnale positivo e un’occasione da non trascurare, a condizione di non farsi soverchie illusioni tenuto conto che dal 2015 il CdA del servizio pubblico viene nominato con una legge manifestamente incostituzionale (Presidente e AD nominati dal governo!) e non un solo partito, che stesse al governo o all’opposizione, si è sognato, in questi dieci anni, di chiamare in causa la Corte Costituzionale.
L’unico tentativo, nell’imbarazzato silenzio della politica, è stato quello promosso da Articolo 21 ed altre associazioni con un ricorso al Tar contro i criteri di selezione e le modalità di nomina dei consiglieri della Rai per i manifesti profili di incostituzionalità. Depositato il giorno successivo all’entrata in vigore del Regolamento europeo (aprile 2024), il ricorso è tuttora pendente e tornerà sotto i riflettori l’8 agosto, quando l’articolo 5, che sancisce l’indipendenza dei media di servizio pubblico, diventerà vincolante.
In vista di tale scadenza, tutti i gruppi parlamentari hanno presentato versioni aggiornate delle rispettive proposte di legge: spetterà ora al Comitato ristretto fonderle in un testo unico per avviare finalmente l’iter parlamentare.
L’associazione Articolo 21, audita di recente dall’8ª Commissione del Senato, ha presentato alcune linee guida evidenziando punti di forza e criticità delle principali proposte in discussione, che sintetizziamo di seguito.
Natura giuridica della Rai
La Rai deve continuare ad essere una impresa-istituzione di servizio pubblico soggettivo, del tutto simile alla scuola pubblica che è tale per la sua natura istituzionale e non per le materie che insegna. Il 100 % del capitale sociale della Rai è detenuto dallo Stato. In quanto soggetto direttamente incaricato per legge della funzione di servizio pubblico in esclusiva, la Rai non necessita di concessione amministrativa per l’esercizio delle sue attività istituzionali.
Finanziamento pubblico e autonomia finanziaria
La Corte costituzionale ha qualificato il canone come imposta di scopo: il gettito è destinato unicamente al finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo. Riversarlo nella fiscalità generale ne snaturerebbe la funzione, violando la logica di destinazione vincolata che assicura stabilità di risorse e trasparenza sulla loro destinazione. Ogni tentativo di assorbire il canone nel bilancio statale rischia di minare l’indipendenza della Rai sottoponendola a un ricatto costante da parte dell’esecutivo di turno che avrebbe mano libera nel rimodularlo vanificando le garanzie di indipendenza sancite dall’articolo 5 dell’EMFA.
Controllo parlamentare
La Commissione bicamerale di vigilanza è espressione diretta del Parlamento, dunque della rappresentanza democratica; pertanto il suo ruolo è istituzionale e non assimilabile a quello di un’autorità tecnica o regolatoria come l’AGCOM il cui mandato è orientato alla tutela della concorrenza e non al controllo democratico. Anche l’attribuzione all’AGCOM di poteri condivisi con quelli della Commissione parlamentare significherebbe ridimensionare la natura istituzionale ed esclusiva del servizio pubblico.
Composizione e nomina del Consiglio di Amministrazione
Il Parlamento nomina il Consiglio di Amministrazione della Rai, composto da un numero pari di membri: metà indicati dai gruppi di maggioranza e l’altra metà dai gruppi di opposizione.
Il Presidente del CdA è eletto dallo stesso Consiglio, con una maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti. Il Consiglio di amministrazione nomina il Direttore Generale con deleghe operative.
Il pluralismo della società civile
I membri del CdA vengono scelti all’interno di una rosa di nomi proposta da organismi rappresentativi della società civile, ciascuno dei quali può indicare al massimo tre candidati. A titolo esemplificativo, rientrano tra i soggetti proponenti: a) organizzazioni del mondo del lavoro; b) accademie e fondazioni culturali; c) enti di ricerca; d) università; e) enti locali; f) rappresentanze degli utenti; g) CoreCom regionali; h) stakeholder del settore audiovisivo.
Le procedure e i criteri per la nomina dei membri del Consiglio di Amministrazione sono definiti nel rispetto dei principi di trasparenza, indipendenza, imparzialità e pluralismo, conformemente a quanto stabilito dall’ Articolo 5 dell’European Media Freedom Act.
Mission della Rai
La mission della Rai, definita nella Concessione del 2017, è già sostanzialmente allineata all’articolo 5 dell’EMFA: richiede solo un aggiornamento per riflettere il nuovo panorama dei media digitali e le rapide evoluzioni dell’Intelligenza Artificiale.
Articolo 21ha svolto un ruolo di primo piano e fortemente propositivo nel dibattito pubblico e istituzionale sulla riforma della Rai. Dal 2013 a oggi, ha organizzato numerosi convegni, (Cnel, Villa Medici, Viale Mazzini, Ambasciata di Francia, ecc.) di livello internazionale che hanno visto la partecipazione di ministri, vertici aziendali italiani e di tante media company europee di servizio pubblico avendo al proprio fianco giuristi prestigiosi come Enzo Cheli, Roberto Zaccaria, Alessandro Pace, Gianni Ferrara e tanti altri. Le audizioni e gli emendamenti che presentammo in occasione del rinnovo della concessione del 2017 raccolsero ampio consenso parlamentare e molti furono recepiti. La sfida odierna è ancora più impegnativa: per la prima volta il governo in carica è costretto da una norma europea a rinunciare al controllo diretto sul servizio pubblico. È prevedibile, dunque, che emergeranno resistenze, mediazioni al ribasso e differenze di vedute trasversali che potrebbero compromettere un allineamento trasparente all’EMFA.
“On s’engage et puis on voit”
