In questa fase di scontri economici ognuno pensa a sé stesso. Soprattutto le classi dirigenti che tengono in minimo conto le esigenze della gente comune. La buffonata dei dazi è soltanto l’ennesimo favore che il potere fa agli altolocati, che riceveranno solo un minimo danno. Il candore di Trump svela il meccanismo: con i soldi dei dazi diminuiremo le tasse dirette, ovviamente a chi ne paga di più. Mentre il comune consumatore troverà aumenti sulle merci che supereranno facilmente il 10%. Alla fine, gli stati riceveranno comunque fondi aggiuntivi dai dazi. Paga chi non può.
Tali nuove entrate, molto probabilmente, saranno destinate al riarmo, anche sottraendo ulteriori risorse alla spesa sociale e sanitaria, da tempo oggetto di forti riduzioni in tutto il mondo “libero”. Invece l’idea sarebbe semplice: mettere i dazi sulle armi. Si restituirebbero fondi agli stati costretti all’acquisto di armi dagli Usa; oggi per l’Ucraina, domani per la paura indotta della guerra.
Purtroppo, le buone idee non sono utili ai politici. Mettere i dazi sulle armi ridurrebbe il budget da cui poter trarre benefici, molto diretti. Ecco che viene più facile far aumentare, con i dazi, i prezzi dei beni di consumo. Nasce una ulteriore tassa indiretta. Questo tipo di tasse sembra ben distribuita tra i contribuenti. In realtà sono mazzate per i meno abbienti e insignificanti fastidi per i più ricchi. Chi fa fatica a pagare le bollette non può permettersi tali aumenti. Chi non sa neanche quanto costa il pane non se ne accorgerà nemmeno, mentre pagherà pure meno tasse dirette.
