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La prima stesura di un testo non è altro che “merda”. Il mestiere dell’editor

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Eccoci di nuovo qui! Niente paura, per questa volta vi libero dall’angoscia dei miei pensieri inquieti ma non vi ci abituate, è una pausa momentanea, giusto per farvi riprendere fiato. Quello di cui mi piacerebbe parlarvi oggi è la figura dell’editor, un mestiere a cui sono legata ormai da quattro anni e su cui ricevo sempre tante domande. In molti, infatti, non ne conoscono nemmeno l’esistenza, per non parlare della quantità di informazioni sbagliate che trapelano a riguardo…ma andiamo per gradi!

Nel mondo dell’editoria sono tanti i lavoratori silenziosi, quelli che operano dietro le quinte, che non finiscono in copertina. Sono le voci dietro le voci, quelle che mediano, rafforzano, fanno spazio alla luce; ed è proprio in questo contesto che si stagliano gli editor, ma chi sono davvero?

Gli editor sono gli alleati invisibili degli scrittori, coloro che si occupano di rendere accessibili i testi, che li preparano alle mani del lettore. Il loro lavoro è far sì che da una prima stesura di idee che, come ci ricorda Hemingway è sempre “merda”, nasca un libro fatto e finito, pronto per essere venduto sugli scaffali.

Il loro compito, checché se ne dica, non è affatto la correzione del testo (di cui infatti si occupa il correttore di bozze) bensì la sua revisione e ottimizzazione! L’editor deve comprendere l’intenzione dell’autore attraverso un continuo dialogo e confronto con lui, garantendo che il prodotto finale sia coerente e adatto al mercato editoriale. In parole povere, non corregge, migliora!

Ma entriamo più nello specifico delle fasi dell’editing, cos’è esattamente che va a revisionare un editor?

Prima di tutto la struttura! Ovvero l’impalcatura generale del testo. L’editor deve controllare che la trama sia sensata, i capitoli bilanciati e i personaggi coerenti. Ad ogni azione c’è una motivazione e compito dell’editor è assicurarsi che le azioni compiute dai personaggi siano in accordo al loro background, che la loro evoluzione sia giustificata, il modo di parlare coerente al mondo di provenienza, oltre che diversificato tra i vari soggetti. Un aristocratico non può esprimersi allo stesso modo di un contadino, così come un bambino non userà lo stesso linguaggio di un adulto ecc. ecc.

Anche l’ambientazione è importante, un romanzo storico avrà degli elementi precisi da rispettare, degli eventi a cui tener fede e l’editor deve porre attenzione al fatto che tutte le informazioni riportate siano corrette; e no, non mi riferisco solo ai romanzi ambientati nell’800, anche ambientazioni ben più recenti come gli anni 90 possono essere ostiche e soggette a molteplici scivoloni.

Responsabilità dell’editor è poi assicurarsi che tutti i fili lanciati nel testo (personaggi, informazioni, dettagli) vengano ripresi e portati a conclusione. Un personaggio non può svanire nel nulla solo perché non è più funzionale alla trama, una coppia su cui l’autore ha perso interesse non può essere semplicemente dimenticata tra le pagine e le informazioni date non possono cambiare solo perché non ci si è più prestato attenzione. L’editor deve osservare e ricordare ogni dettaglio affinché alla fine del romanzo non ci siano più i cosiddetti “buchi di trama”. Difatti, prima di cominciare a mettere mano sulle pagine è bene che l’editor compia una lettura preliminare dell’opera che gli consenta di avere una visione d’insieme.

In questa fase l’editor può suggerire all’autore aggiunte, tagli e riorganizzazioni anche drastiche.

Una volta sistemata la struttura del testo si passa alla lingua e allo stile. L’editor interviene, quindi, su frasi poco chiare, ripetizioni, tempi verbali incoerenti (è molto comune, ad esempio, quando si scrivono dei flashback confondere i tempi narrativi da utilizzare) passaggi troppo lenti o al contrario estremamente frettolosi. Vengono quindi proposte alternative lessicali, riformulazioni di interi periodi, aggiunte o tagli, che consentano di armonizzare il tono narrativo.

E gli errori grammaticali?

Ebbene no, questi non sono (nella teoria dei casi) giurisdizione dell’editor. Ad occuparsi delle nefandezze grammaticali dovrebbe essere il correttore di bozze, figura assai distinta e meno complessa di quella dell’editor. Prima di ricevere l’editing, infatti, un testo dovrebbe passare dal correttore di bozze di modo che l’editor possa concentrarsi sul proprio lavoro senza essere distratto da errori grammaticali, ortografici o di punteggiatura e impaginazione.

La correzione di bozze, poi, dovrebbe essere nuovamente svolta dopo la fase di editing per assicurarsi che nella revisione finale non sia rimasta qualche svista.

Come dicevo prima, però, questo accade nella teoria, la pratica è spesso diversa. Nelle case editrici più piccole, infatti, capita di frequente che a svolgere i due ruoli sia la stessa persona.

Alla luce di tutto, è davvero fondamentale la fase di editing?
Sì, sì e ancora sì. Non importa quanto si sia bravi a scrivere, quanta dedizione si sia messa nella stesura del romanzo, quante riletture e correzioni si siano già apportate, un autore non potrà mai essere obiettivo sul proprio prodotto. Si tende ad aggiustare con gli occhi, a dare per scontato, a leggere cose che esternamente non vengono percepite; l’editing deve necessariamente essere svolto da una figura esterna e competente che in nessun caso può coincidere con l’autore (no, nemmeno se l’autore è a sua volta un editor).

E i costi non sono troppo elevati?

È vero, un editing privato (nel caso si volesse affidare all’editor il testo prima di mandarlo in casa editrice, cosa che consiglio vivamente) può arrivare a costare cifre piuttosto alte ma bisogna tenere in considerazione diversi fattori. In questi casi si tratta di un vero e proprio investimento, un romanzo scritto “male” o che presenta continui errori (che siano grammaticali, ortografici o di trama) potrebbe venire scartato dall’editore (che non è l’editor) già dalle prime pagine, e rischia di bruciarsi subito l’opportunità di essere pubblicato.

Ogni giorno sono centinaia i testi che vengono inviati in osservazione e le case editrici, spesso, non hanno né il tempo né la voglia di cercare il diamante sotto l’aspetto grezzo.

Tra l’altro, ciò che si sta pagando all’editor, oltre al suo tempo, sono anni ed anni di studi e formazione per arrivare ad avere le competenze necessarie per svolgere un buon lavoro di editing.

Per cui sì, i costi possono sembrare elevati ma è davvero così?


Come sempre, vi saluto lasciandovi la mia mail:
📧 la.posta.inquieta.direbecca@gmail.com
📸 IG: @pensieri.inquieti

E in aggiunta la mail lavorativa:
📧 rebeccacaggiari.editor@gmail.com
In caso foste interessati a un parere professionale sul vostro testo. Per qualsiasi dubbio o ulteriore domanda riguardo a questo mestiere, resto a disposizione.
Al prossimo articolo!


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