Ebbene, vi avevo promesso che la pausa dai miei pensieri inquieti non sarebbe durata a lungo…
La scorsa notte non riuscivo a dormire, non importa quante posizioni cambiassi nel letto, quante volte scostassi o rimboccassi le coperte, quanti peluche stringessi o lasciassi cadere. Non riuscivo a dormire. E così sono rimasta ferma, gli occhi aperti nel buio, e ho aspettato.
Ho aspettato così a lungo che è spuntata l’alba, e poi il sole si è fatto alto nel cielo, è sparito tra le nuvole del pomeriggio, è crollato nel fuoco del tramonto ed è morto nell’ombra della luna. E io aspettavo ancora, senza sapere cosa sperassi di vedere arrivare, e mentre aspettavo mi divincolavo dai pensieri. Non mi è mai piaciuto divenirne preda, il che è ironico considerando che state leggendo una rubrica basata su di essi, ma non dovrebbe essere difficile capire perché tento di sfuggirgli. Non sono certo la persona più allegra del pianeta, eppure non ha niente a che fare con la mia vita. Sono grigia di natura. Mi piace immaginare che ognuno di noi abbia un colore, e se dovessi sceglierne uno per me sarebbe il rosso, e forse sono stata brava a cucirmelo addosso perché anche gli altri mi vedono così. Rosso fuoco, rosso scuro. Eppure, le rare volte in cui ho il coraggio di guardarmi dentro è chiaro quanto poco appariscente sia in realtà. Niente fiamme, niente luci, mi vesto di rosso ma porto addosso il grigio.
Così, mentre aspettavo, c’è stato un momento in cui quel grigio ho dovuto guardarlo negli occhi, spogliandolo di tutto il tessuto che lo ricopriva. E, finalmente, ho capito cosa stessi aspettando: il silenzio.
Sì, perché c’è un sussurro costante nella mia testa, che a volte è solo un bisbiglio, altre un grido assordante e ripete le stesse tre parole: non sono abbastanza.
Non sono abbastanza brava. Non sono abbastanza intelligente. Non sono abbastanza veloce. Non sono abbastanza bella. Non sono abbastanza colta. Non sono abbastanza. Non sono abbastanza.
Non aspettatevi che questo discorso porti a qualcosa di concreto, nessun punto di svolta, nessuna rivelazione, nessuna analisi. Sono solo tre parole che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha ripetuto a sé stesso. Tre parole che qualcuno ripete più spesso, che altri non dimenticano mai.
E forse volevo parlare proprio di questo, del fatto che sono grigia e non abbastanza, perché non serve dire altro.
Potrei dare la colpa alla società, al nostro secolo, all’istituzione, all’educazione di infanzia ma la verità è che non ci serve un colpevole, un colpevole non cancellerà quelle tre parole dalla nostra mente, non gli toglierà importanza. Della mia analisi ce ne faremmo ben poco.
Della mia ammissione, però, forse qualcuno ci farà qualcosa; perché sono poche le volte in cui mi hanno detto cosa non sono, ho lottato troppo strenuamente affinché ciò non accadesse. Ho fatto in modo che mi dicessero sempre quanto sono. Quanto sono brava, intelligente, bella, veloce e colta.
Eppure, non sono abbastanza.
E forse, per stavolta, è abbastanza proprio dire questo.
Come sempre, vi lascio la mia mail: la.posta.inquieta.direbecca@gmail.com e il profilo IG: pensieri.inquieti in caso anche a voi fosse capitato di sentirvi così e volesse parlarne insieme.
Vi aspetto al prossimo appuntamento!
