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Trump, Musk e compagnia cantante. Come siamo arrivati a questo punto?

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Trump, Musk e compagnia cantante. Come siamo arrivati a questo punto? La domanda non la puoi eludere se non vuoi procedere a fari spenti in una notte che più buia di così non si riesce a immaginare. Ci sono risposte facili: tutto accade perché nel 2021 è mancata un’azione rapida e efficace dopo l’assalto al Congresso e il fallito tentativo di ribaltare l’esito delle elezioni. Vicende simili sono finite malissimo  per aspiranti golpisti in altri paesi. Negli Stati Uniti è accaduto esattamente l’opposto, hanno vinto i “rivoltosi”  per ragioni che sono allo stesso tempo inquietanti e profonde.
C’è un libro, uscito in Italia nel lontano 2007, che meriterebbe di essere riletto. Si intitola “Fascisti americani, la destra cristiana e la guerra in America”. L’autore è  Chris Hedges, giornalista, grande inviato, Premio Pulitzer. Spiegava chiaramente che non si trattava già allora di epigoni di Hitler e Mussolini ma di movimenti ( evangelici e non solo) che stavano ridisegnando il cuore del paese “sfruttando in maniera demagogica il disagio delle classi medie impoverite” nel nome di  “una famiglia rigidamente patriarcale e di un’economia spietatamente liberista”.

Hedges a fine dicembre 2024 è tornato sul tema con un articolo in cui dice esplicitamente che “la democrazia americana è stata distrutta dai due partiti al potere che ci hanno venduto alle multinazionali, ai militaristi, ai miliardari”. Nella sua analisi Trump non è la malattia ma la sua espressione estrema perché “ora passeremo alla forma più riconoscibile del totalitarismo, quella dominata da un demagogo e da un’ideologia fondata sulla demonizzazione dell’altro, sull’ipermascolinità e sul pensiero magico”. E’ allora cos’è questo fascismo? La risposta è tagliente quanto definitiva  “è sempre il figlio bastardo di un liberalismo fallito”.
Fermiamoci qui con gli Stati Uniti e spostiamoci in Europa e in Italia. Negli ultimi decenni dal vocabolario dei progressisti sono sparite parole come capitalismo, sfruttamento, pace, conflitto sociale. Il neoliberismo ha conquistato tutto il campo politico. L’orizzonte è stato dominato da altri temi, della “condizione degli ultimi” non si è occupato di fatto più nessuno. L’establishment politico, economico, mediatico ha dato la linea. La democrazia è diventata “democrazia liberale” ( quando si aggiunge un aggettivo a un concetto già in sé definito c’è sempre un problema), l’Occidente il valore assoluto, da difendere con le armi ovunque e comunque, non con la diplomazia e valori autentici come il sacro rispetto dei diritti umani e della vita. Il potere si è preoccupato di chiudere tutti gli spazi di contestazione a sinistra, Ma la storia è spesso beffarda,  anche nella vita delle comunità umane c’è il principio dei “vasi comunicanti”.  E così la rabbia, il disagio sociale, non trovando rappresentanza, hanno cercato altre strade, hanno inseguito le parole d’ordine dei “nativisti di destra” che promettono protezione dagli immigrati o si sono rifugiati nell’astensione.

E adesso? La classe dirigente “liberale” ( ci sono quasi tutti gli opinionisti di grido) appare totalmente disorientata, può solo confidare nella “razionalità del capitalismo” che Trump e Musk non mettono certo in discussione ma che intendono guidare in prima persona e sulla base dei loro interessi con spietatezza e determinazione.
E gli altri? I sostenitori di un “pensiero critico”? Intanto cerchino di ritrovarlo, ricostruirlo quel pensiero partendo dai temi concreti che interessano le classi medio basse. Più ascolto, più presenza, più attenzione al sociale. Serve una battuta? Va ribaltata l’agenda tematica del 99% dei nostri talk show. Ovunque questo sia possibile.


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