Giornalismo sotto attacco in Italia

La bellezza del calcio

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La bellezza del calcio è soprattutto in chi lo sa capire. Sven Goran Eriksson ha giocato, spesso vinto, diffondendo un’ idea di calcio che era insieme bellezza e rispetto. Le sue squadre giocavano bene e i suoi giocatori coltivavano valori. Tecnici, ma anche umani. Non è un caso che la sta eleganza di modi si trasferisse anche sul campo. E persino nell’ atteggiamento dei calciatori che allenava. Il suo carattere nordico si era vivacemente mescolato con quello mediterraneo, prima in Portogallo poi in Italia, dando vita ad un originale mix di cordialità, ironia e sorrisi. Ma anche rigore. Perché lo sport, come la vita del resto, lo pretende. Senza regole, impegno, sacrifici nessun risultato è possibile. Giocava magnificamente il suo Goteborg. Giocava splendidamente il suo Benfica. E i tifosi italiani ricordano quanta bellezza Eriksson riuscì a portare alla Fiorentina, alla Roma, alla Sampdoria. Negli anni della Lazio, oltre alla bellezza, tante vittorie: scudetto, Coppa delle Coppe, Supercoppa Europea, Supercoppe italiane, Coppe Italia. Il segreto: crederci fino in fondo. Lo ripeteva come un mantra ai suoi ragazzi. Ha ricevuto rispetto e amore in ogni piazza in cui ha lavorato perché donava rispetto e amore. E non è casuale che oggi lo piangano tutti, anche quegli appassionati che non hanno avuto la fortuna di averlo allenatore delle loro squadre. Persino il suo addio è stato carico di “sentimento”, fino all’ ultimo istante. Un ennesimo messaggio: senza sentimenti il calcio, lo sport, perdono la loro identità, si banalizzano, si smarriscono lungo il percorso sterile dello spettacolo, dell’ intrattenimento. Il calcio non sarà mai intrattenimento. Coinvolge i sentimenti di chi lo vive.
Sven lo aveva compreso perfettamente. E lungo i giri di campo che ha faticosamente affrontato negli stadi dove ha allenato poco prima di lasciarci, ne ha avuto la conferma. Il sentimento ha prevalso nei cuori di chi lo applaudiva, indipendentemente dai colori.
L’ ultimo romantico del calcio? Ci auguriamo di no. In caso contrario il calcio si riserverebbe un futuro davvero triste.


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