La storia infinita

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Tecla la rossa

Fotodramma in tre parti di Giovanni Grasso.

Musiche di Simone Zappalà.

Ensemble della Camerata Strumentale Siciliana

Regia: Giovanni Grasso

Direttore e pianista: Damiano Davide

Con: Marina La Placa, Emanuele Puglia, Salvo Disca, Diego Cannavò, Ciccio Disca.

Con la partecipazione di Rita Botto.

Al Teatro Sangiorgi di Catania per Intersezioni 2024

Negli anni ’70 presi parte ad uno spettacolo presso il circolo culturale “Pirandello” di Castelvetrano. Si scoprì, nel nuovo millennio, che in realtà era la loggia segreta “Scontrino”, per cui recitai per Francesco Messina Denaro, che organizzava il “circolo”. Il locale, lussuoso, si trovava a poca distanza dal cortile dove fu trovato Turiddu Giuliano, ucciso da Gaspare Pisciotta. Ancora oggi in alcuni locali di Castelvetrano campeggia la foto della “Primula di Montelepre”, forse per alcune analogie con l’altra “primula”, recentemente scomparsa. Giovanni Grasso, in apparenza, si interessa a storie di quasi ottanta anni fa. In realtà, purtroppo, la storia si ripete, all’infinito.

Quella dello spettacolo è la vicenda, più che romanzesca, del bandito Giuliano, ripercorsa con capacità indagatoria e maestria espositiva nel testo di Grasso, che ne cura la regia. Particolarità nella vicenda è la presenza (storica e sconvolgente) della giornalista Tecla Cilyakus, che, dopo una intervista a Turiddu, ebbe una fugace relazione con il bandito. Come direbbe Lucio Dalla: “l’ora più dolce, prima di essere ammazzato”, dal luogotenente Pisciotta.

In scena la chiarezza (le tre parti) e la immediatezza del messaggio sono esemplari: da una parte l’orchestra, dall’altra i resoconti ufficiali, letti da un giornalista, uomo del potere dietro una scrivania. Al centro, tra arte e potere, la vicenda, interpretata da tre attori a leggio. Tecla appare come in un sogno, durante i fatti che avvengono come in diretta, rievocando ed attualizzando la vicenda del bandito che passò dalla lotta per l’indipendenza della Sicilia alla lotta ai comunisti. Seguendo gli interessi locali e internazionali.

Non per nulla lo spettacolo ha trovato perfetta collocazione al Teatro Sangiorgi, all’interno dalla manifestazione Intersezioni 2024 promossa dal Centro Universitario Teatrale, che avvicina i giovani alla cultura scenica. Un indispensabile passaggio di consegne storiche, che ripercorre “uno dei periodi più difficili e controversi della nostra storia, di un’isola destinata a proiettarsi in una dimensione ultra-nazionale” (Grasso).

La rappresentazione si è avvalsa di un gruppo di professionisti di risaputo valore che hanno perfettamente articolato sulla scena un’opera di natura complessa e poliforme, un testo da far conoscere ancora di più ai giovani italiani, un’opera che può rappresentare un vero esempio per il futuro del teatro italiano.

Molto bene!


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