Ricordare le Foibe senza strappare la Storia

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Per puro caso, parecchi anni fa in un piccolo centro nel New Jersey, mi indicarono un gruppo di signore che venivano dalla Dalmazia. Attaccai bottone per sapere come erano arrivate in America, ma ricevevo solo mezze frasi e sorrisi, finché si aprirono. ”Parlare di queste cose – disse una – ci fa male. Noi siamo stati considerati sfollati fascisti, ma eravamo solo civili mentre c’era il fascismo che faceva stragi di slavi. Tutto era tenuto segreto. Sapevamo che venivano giustiziati gli antifascisti, non intere famiglie nelle campagne. E quando sono arrivati i titini, non hanno fatto distinzioni. Per loro, se eri italiano, eri fascista e dovevi morire. Siamo scappati senza neanche chiudere la porta”.
Sono d’accordo nel ricordare le Foibe, dove morirono migliaia di innocenti, ma senza strappare le pagine della storia. Quelle che parlano dell’atroce persecuzione fascista che innescò la cieca vendetta dei titini: due massacri, non uno solo. Ciò detto, tutto il mio affetto e rispetto va alle vittime di quegli eccidi e ai profughi giuliano-dalmati per la loro doppia sofferenza: la diaspora e la calunnia.

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