La guerra per l’eredità di Gianni Agnelli. La borghesia è sempre “piccola”

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Per grattare il “fondo del barile”, qualche erede dell’Avvocato ha usato in pochi giorni alcuni bancomat per prendere contanti per circa 500.000 euro. Se un comune mortale avesse fatto questa operazione, molto anomala, sarebbe stato immediatamente segnalato all’antiriciclaggio, o peggio. Ma per chi discende da chi le Banche le ha fondate, non valgono le stesse regole che valgono per i cittadini onesti. Analoghe dimenticanze avvengono per i criminali. Come diceva Brecht: “Fondare una banca è più criminale di rapinare una banca”.

Ancora oggi, a vent’anni dalla scomparsa, in tanti si sperticano negli elogi a Gianni Agnelli. Se abbiamo sempre pensato che il danno politico che gli Agnelli hanno recato all’Italia fosse stato enorme (“Quello che va bene alla Fiat, va bene all’Italia” – 1960), oggi dobbiamo scoprire che ci fu anche un enorme danno morale. Il sospetto già venne in vita quando Agnelli rimproverò la sorella sul tema degli affetti: “Si innamorano le cameriere!” La gestione in vita di questi capitali (anche con fondi pubblici) si conferma in questi giorni, che la guerra per l’eredità ha tolto il (tenue) velo sui maneggi della famiglia più ricca e potente d’Italia. Purtroppo intere generazioni di imprenditori (o prenditori?) hanno seguito il pessimo esempio e la strada del più noto di loro: l’estero.

Oggi stiamo pure vedendo che, oltre ai capitali, gli eredi (attuali) stanno pure esportando le fabbriche, lasciando sul lastrico migliaia di operai e depauperando la nazione, sino al punto che la Borsa Valori di Milano (in mani straniere) non ha quasi più senso. Dipingevano l’Avvocato (laureato a Palermo per corrispondenza) come un principe rinascimentale, ma lui e i suoi degni eredi erano e sono solo degli avidi borghesi, e la borghesia, che vuole sempre contare i “danè”, è sempre “piccola”. Sul tema della borghesia ricordiamo una profetica canzone di Claudio Lolli.


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