In nomen omen. P.N.R.R. Piano Nazionale Rabberciamento Rotatorie

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“Un nome, cosa è un nome?” (Shakespeare). Chissà perché invece del titolo esatto di “Next Generation U.E.” in Italia si è cambiato il nome, con un acronimo che dice esattamente il contrario di ciò che vorrebbe affermare. Partiamo dal “Piano”. Non esiste un piano di nessuna impostazione, né pratica né politica. Non dico di organizzare i “Piani quinquennali” di staliniana memoria, ma che si possa almeno intuire dove si vuole far andare la nostra sfortunata nazione. Per quello che ci è dato sapere i fondi saranno utilizzati in massima parte per tappare estemporaneamente i buchi di opere senza copertura finanziaria. Alcuni lavori erano già appaltati ed iniziati (!). Il massimo per le opere ferroviarie in Sicilia dove i lavori sono bloccati. Quindi non c’è il Piano e non c’è la Nazione.

Una sfilza di decreti che non seguono priorità concrete e neanche una premessa di ragionamento.

Per quanto concerne la Resilienza si fa umilmente osservare che il termine è preso in prestito dalla ingegneria meccanica (come règime) e definisce “la resistenza agli urti”. Per cui, nella migliore delle ipotesi si parla di resistenza. Non quella contro i nazisti. Per la Ripresa forse si vuol intendere che bisogna riprendere la “strada giusta”. Un grande “torna indietro”, come una rotatoria nazionale.

Difatti, tornando agli aspetti pratici e tecnici, si vedono in giro cantieri ridicoli che rabberciano l’esistente, in particolare le rotatorie e le piccole piazze. Forse l’acronimo PNRR indica nelle due “R” il Rabberciamento delle Rotatorie. Queste soluzioni rabberciate nascono dal grande problema di tutto il territorio nazionale: mancano i Piani Regolatori. Senza Piani Regolatori non si possono espropriare facilmente le aree per le opere serie, per cui, in mancanza di espropri, gli Enti pubblici si accontentano di gestire l’esistente, alla meno peggio, purché immediatamente accessibile.

Per quanto riguarda la mancanza di pianificazione urbanistica si intravede un colpevole. La volontà di distruggere l’edilizia italiana e con essa quel poco di economia reale che resta. Non esiste alcun vero riscontro tra investimenti PNRR e benefici, veri, per l’economia. Forse per il PNRR il futuro dell’Italia è tutto “Pizza e Mandolini”, e i nostri figli, per non andare all’estero, faranno i camerieri.


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