Dalla Sardegna la dimostrazione di quale valore ha il voto per la destra e la sinistra

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I due modi opposti di intendere l’impegno in politica da parte della destra e della sinistra si sono mostrati in tutta la loro evidenza nelle due diverse chiusure di campagna elettorale sarda in vista del voto di domenica prossima 25 febbraio. Mercoledì quella della destra di Meloni-Salvini in un grande hangar della Fiera della Sardegna a Cagliari. Un’adunata in perfetto stile berlusconiano, dove la prima donna si è fatta attorniare sul palco da due étoiles come Salvini e Taiani e da innocue ballerine di fila come il moderato Lupi, il segretario sardista Solinas – defenestrato dal rinnovo della candidatura a governatore nel braccio di ferro tra Meloni e Salvini – il riformista Michele Cossa, fino a comparse come Rotondi, Cesa e due anonimi rappresentanti di liste civiche sarde. Tutti irregimentati alla fine a cantare Fratelli d’Italia, tranne pare, il sardista, non si sa bene in disprezzo dell’inno italiano o del partito che ha rubato quel nome. Parola negata alle liste.

Venerdì sera, In un altro padiglione della Fiera della Sardegna, gremito e con centinaia di persone in piedi, quella del ‘Campo Largo’, il nome che ha saputo darsi una rinnovata coalizione di centrosinistra che fa capo alla candidata Alessandra Todde. Per dare subito un’impronta di totale sardità al raduno, apertura affidata al coro a tenore di Orgosolo che dopo aver dedicato un sonetto alla memoria di Antonio Gramsci, ha intonato lo storico canto antifeudatario sardo dal titolo Procurad’ e moderare barone sa tirannia. Poi la parola ad ognuna delle dieci liste che fanno parte della coalizione e chiusura affidata alla candidata alla presidenza che ancora una volta ha illustrato come sia stato possibile trovare convergenze su un programma molto articolato per un futuro diverso dopo i disastrosi cinque anni della giunta di centrodestra.

Nessun mallevadore nazionale, dunque, come invece è stato per Paolo Truzzu che ha trovato in Giorgia Meloni una ‘sorellina’ affettuosa e tutrice. Così ne è venuta fuori la chiara dimostrazione che mentre per la destra il voto di domenica ha valenza nazionale – al di là dello stesso spessore e valore del candidato alla presidenza – quasi un referendum sul governo Meloni, per il centrosinistra il problema centrale è dare una svolta alla gravissima crisi sarda che colpisce la sanità, i trasporti, lo spopolamento delle zone interne, le scuole, il diritto allo studio. Ma con la piena coscienza che vincere queste elezioni sarebbe un primo forte segnale inviato ad una maggioranza parlamentare e di governo capace solo di mettere bavagli alla stampa, picchiare studenti adolescenti, creare disuguaglianze tra le regioni, con l’autonomia differenziata, tentare di colpire la Costituzione innanzi tutto con il progetto di premierato.

Quale confronto è possibile con una leader come Giorgia Meloni? La dimostrazione l’ha data proprio quella farsa di chiusura di campagna elettorale sarda: ascoltare? No, solo parlare, affermare il pensiero unico, credere, obbedire, combattere.


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