146 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno. Che vergogna! Ma che vergogna!

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C’è davvero da vergognarsi, tanto da non potersi più guardare allo specchio. L’economia del nostro Paese, quella in virtù della quale l’INPS il primo di ogni mese accredita sul conto corrente di mia moglie e sul conto corrente mio, come per tutti i pensionati che ha in carico, le rispettive pensioni, per funzionare ha ucciso 146 lavoratori e lavoratrici nei primi 47 giorni dell’anno di grazia 2024.

Si, lo so non è questo il modo di esprimersi. In certe cose bisognerebbe essere più garbati, più pudichi. Cioè un bel po’ ipocriti. Si dovrebbe dire, secondo le regole dell’eleganza verbale, che nei primi 47 giorni dell’anno ci sono stati 146 caduti sul lavoro. Anche in caso di guerra si dice che tizio o caio è caduto per non dire che è morto ammazzato. Esprimersi in modo da non alludere al fatto che dietro ogni morto c’è qualcuno che lo ha ucciso, serve a farci sentire meno coinvolti, e quindi meno corresponsabili e quindi la morte meno insopportabile.

Ma dovremmo rendere queste morti meno insopportabili? Per non appesantire le nostre coscienze con la consapevolezza che quei morti sono serviti a far funzionare il sistema con il quale si pagano anche le nostre pensioni? Ma non è ancora più insopportabile l’ipocrisia di chiamare caduti come se fossero inciampati in un sasso coloro che sono morti di lavoro e per lavorare cioè per guadagnare il pane, cioè la vita, per se e per propri familiari?

Io vorrei essere più garbato, ma non ci riesco. Scusatemi ma non ci riesco. Da giovane mi insegnarono a parlare con chiarezza: “ dite si, si; no, no. Il di più viene dal Maligno”.

Mai, più che in questo caso, è appropriato attribuire al demonio la provenienza delle parole che si usassero per nascondere, ingannando anche noi stessi, come funziona e a quali prezzi il sistema che, oltre che rendite profitti e quant’altro va a concentrare la ricchezza nelle mani di pochi, paga anche le nostre pensioni.


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