Ha detto “W l’Italia Antifascista” e ci ha messo la faccia. Articolo21 darà una tessera ad honorem a Marco Vizzardelli

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Ha detto “W l’Italia Antifascista” e ci ha messo la faccia. Articolo21 darà una tessera ad honorem a Marco Vizzardelli.
Il telefono fa un solo squillo e subito Marco Vizzardelli risponde.

“Ciao, sono nel gorgo da 48 ore solo per aver detto una cosa lapalissiana”. La voce è squillante, divertita, quasi da tenore. L’abbiamo chiamato perché volevamo comunicargli che Articolo21 vorrebbe ringraziarlo per il suo gesto con una tessera ad honorem.
“Magnifico, – s’infervora – mi fa onore”.
Poi però spiega che non ha molto tempo per stare al telefono.
“Devo andare alla Prima della Tosca, sai…”
Oh no, non è che ti scappa anche lì, al Teatro dell’Opera di Roma, un “Viva l’Italia Antifascista”? Marco Vizzardelli ride sonoramente ma lascia cadere la provocazione.
“Ma no, mi è venuto d’istinto dire quelle tre paroline alla Prima della Scala, perché non potevo rimanere silenzioso di fronte al Presidente del Senato e al Ministro Salvini che si fanno scudo di Liliana Segre. Una donna che si meriterebbe solo il nostro rispetto, la nostra stima e che invece si trova continuamente tirata per la giacchetta…”.
In effetti è proprio così: Liliana Segre è spesso strumentalmente utilizzata da “copertura” democratica per politici che hanno ben altri modelli di riferimento: Mussolini e Putin. Per loro stessa ammissione: uno colleziona i busti del Duce, l’altro gira con le magliette del neo Zar. Il gesto di Marco Vizzardelli ha fatto rumore non solo perché è scattato, con un tempismo tragicomico, il controllo di polizia, ma anche perché ci ha messo la faccia: non è stata la punzecchiatura anonima da social, quella che si nasconde dietro un nickname, ma una rivendicazione della sacralità della Costituzione nata proprio grazie alla sconfitta del fascismo.
“Vado sennò chiudono la biglietteria – dice Marco Vizzardelli – riceverò con onore la tessera onoraria di Articolo21. Ciao”.
Chiude la telefonata e rimane in sospeso l’appuntamento per consegnargli questo piccolo nostro riconoscimento. Ma non passa neppure un minuto e mi arriva un suo nuovo messaggio: è la famosissima scena di Senso, il film di Luchino Visconti, quando il finale de “Il Trovatore” di Verdi viene salutato al Teatro La Fenice dal lancio di volantini e coccarde tricolori contro gli occupanti austro-ungarici. Sotto un commento di Marco Vizzardelli: “Come vedi niente di nuovo! Questo è il teatro lirico, con buona pace di Salvini e La Russa”.


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