E alla fine arriva Antigone

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Comunque noi non ci siamo mica inventati niente. La questione dello schwa, per esempio. Del gender. E’ di questi giorni la notizia che l’imperatore Marco Aurelio Antonino (218-222 d.C.), conosciuto come Eliogabalo, secondo alcuni storici si riferiva a sé stesso come a una trans e per questo motivo era esplicito nell’uso dei pronomi femminili. Inoltre si sposò cinque volte, la quinta con un ex schiavo a cui, secondo lo storico Cassio Dione, “Eliogabalo fu dato in sposa e fu chiamato moglie, amante e regina”. Per questa ragione il North Hertfordshire Museum ha deciso che si riferirà a lui usando il pronome femminile lei.

E prima ancora il gender lo aveva tranquillamente scoperto il comandante e dittatore romano Lucio Cornelio Silla. Senza mai vivere come un problema la sua storia d’amore omosessuale con Metrobio, un attore che rivestiva solo ruoli femminili e si vestiva da donna anche fuori dal teatro. Quando nel 79 a.C. Silla morì Metrobio , riconosciuto anche dalla moglie del defunto, partecipò ai funerali come “ vedova di Silla”-

Hanno avuto Gianbruno, gli antichi. Nei miti classici ce ne sono tanti. Menelao, marito scaricato da Elena di Sparta che poi diventa Elena di Troia per Paride. Agamennone, che riceve il ben servito e viene pure scannato come un vitello in una vasca da bagno tutta rossa da Clitemnestra. Diomede, re di Argo. Rientrato a casa dopo la guerra viene scaricato semplicemente perché sua moglie Egialea non se lo ricorda più. E’ la sottile vendetta della dea Afrodite, che per un oltraggio ricevuto durante la guerra lo fa tornare a casa il prima possibile. Ma perché il piatto freddo che attende Diomede è questo.

Hanno avuto donne trattate come vengono trattate molte donne oggi, gli antichi. Hera rassegnata alle corna di Zeus. La principessa di Creta Arianna trafitta da una freccia per volere del marito geloso, che sarebbe poi il dio Dioniso. E prima Arianna era stata abbandonata in Naxos da Teseo, che aveva aiutato a uscire dal labirinto. E la ricompensa è questa, piantata in Naxos, piantata in asso. Semele, nipote della principessa Europa, violentata da Zeus trasformato in toro, in pantera, in giovane uomo, in serpente. In questo modo un po’ rutilante nascerà Dioniso. Erigone, figlia dell’ateniese Icario. Viene stuprata da Dioniso dopo che il dio l’ha fatta ubriacare (e da loro sarebbe nato Stafilo, cioè “grappolo d’uva”). Gianbruno avrebbe avuto da dire la sua, su questo mito. C’è anche Demetra che si vede rapire in famiglia la figlia Kore Persefone. Rapita dagli zii, Ade con la complicità di Zeus. Dagli zii come Saman.

Ci sarebbero ancora Aura. Coronide. Le cinquanta figlie del re Danao e cioè le Danaidi. Ci sarebbero anche le donne manipolate come Fedra. Le donne non credute come Cassandra. Le donne che si ribellano alle ingiustizie come Antigone. Antigone è figlia di Edipo. E siccome stiamo parlando di un mito tremendo, è anche sua sorella. Antigone viene imprigionata e si impicca nel suo carcere perché lo zio Creonte (gli antichi avevano tanta violenza domestica come noi) non vuole che lei seppellisca il fratello Polinice. Una storia lunga e brutta. Come tante altre. Ma è proprio Antigone che forse pronuncia delle parole-formula magica su cui tutti dovremmo meditare. E chissà.

Non sono nata per condividere odio, ma per amare con chi ama”


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