Cessate il fuoco. Un appello per far tacere le armi e cercare una soluzione politica al conflitto Israele/Hamas 

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Se questo appello per un cessate il fuoco nel nuovo conflitto mediorientale arrivasse sulla scrivania di Biden forse il Presidente ci farebbe un pensierino. Perché nel documento preparato da Emergency, Laboratorio ebraico antirazzista, Mediterranea e Assopace Palestina c’è molta pietas ma soprattutto molto buon senso.

Ma si sa che il buon senso non sempre è apprezzato dalla politica. L’appello – a cui ha aderito anche Articolo21 – infatti si conclude con un’affermazione non smentibile: “non potrà mai esserci sicurezza – per i palestinesi, per gli israeliani, per nessuno di noi – senza eguaglianza, diritti e libertà”. Per arrivarci occorrono delle tappe: lo scambio ostaggi/prigionieri è la prima, la protezione dei civili (tutti e tutte) a partire dagli ospedali è un’altra, ma serve soprattutto far tacere il più a lungo possibile le armi, per tentare una soluzione politica.

Il punto centrale per chi fa il nostro mestiere di comunicatori sta in questo passaggio: “questa logica binaria – da una parte o dall’altra – è la trappola a cui è necessario sottrarsi. Non si può cancellare l’orrore del 7 ottobre ma si può fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l’ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza”. Che firmiate o no l’appello non possiamo ignorare questo valore etico quando scriviamo i nostri articoli.

Qui trovate l’appello e le modalità per aderire.


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