“Adesso basta!”. La piazza del lavoro e dei diritti 

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“Adesso basta!”: non è un semplice slogan ma una presa di posizione netta, ferma, incisiva, diremmo necessaria in questa fase storica. CGIL e UIL si sono ritrovate oggi in piazza del Popolo, fortunatamente gremita, per protestare contro la Legge di Bilancio del governo Meloni ma, più che mai, contro l’arroganza di un esecutivo che mette in discussione il diritto di sciopero e la dignità di lavoratrici e lavoratori. In quella piazza si respirava un’aria di speranza, di lotta, di sconforto, di disperazione ma anche la ferma volontà di non arrendersi.

Adesso basta! Lo esclamiamo anche noi, alla luce di quanto sta accadendo in RAI, nella scuola e nel tessuto sociale nel suo insieme. Basta con l’ideologia disumana del merito brandita come una clava! Basta con la scuola dei voti, delle crocette e degli ultimi abbandonati a se stessi! Basta con i regali agli evasori! Basta con la libertà d’espressione messa a repentaglio da continui attacchi! Basta con la cancellazione di trasmissioni che hanno fatto la storia della RAI! E basta anche avere rapporti con quella parte del nostro mondo che tace, acconsente e irride chiunque faccia notare che non siamo in un contesto normale! Con questi signori, sempre gli stessi, quelli che insultavano Gino Strada, quelli che ora hanno alzato il tiro, arrivando a mettere alla berlina persino il Papa, quelli buoni per tutte le stagioni, tutti i cedimenti e tutti i compromessi, dobbiamo avere il coraggio di rompere in via definitiva. Quando esplose la P2 al Corriere, il nostro maestro Enzo Biagi se ne andò, sostenendo che da ragazzo era stato partigiano, pertanto con certa gente non intendeva condividere nemmeno la pagina. Noi siamo cresciuti, umanamente e professionalmente, con quella lezione e quegli insegnamenti, dunque è arrivato il momento di esserne all’altezza.
Bene ha fatto, ieri, Elly Schlein a dire no alla partecipazione ad Atreju, sul palco della festa di un partito che, fra le altre cose, vorrebbe abolire, o comunque attenuare, il reato di tortura. E speriamo che anche Conte segua lo stesso esempio, dato che il M5S era e resta un interlocutore essenziale per ricostruire il fronte progressista, unico argine al dilagare di questa destra. Diciamo che questi leader, senza voler criticare nessuno, dovrebbero imparare a mettere più spesso il corpo e l’anima nelle questioni, perché le adesioni e le note scritte talvolta non sono sufficienti. Ma diciamo anche che notiamo dei passi avanti e siamo intenzionati a incoraggiarli.
Adesso basta! Basta davvero, perché c’è un Paese allo stremo, in cui non nascono più bambini, in cui non ci si sposa più, in cui intere generazioni hanno rinunciato a costruire il proprio futuro, in cui i nonni sono costretti a mantenere figli e nipoti, in cui le pensioni sono sotto attacco e il welfare sta venendo meno, al pari della sanità pubblica che, di fatto, è stata quasi abolita.
Basta con una concezione del mondo punitiva e disumana! Basta con le ingiustizie e il panpenalismo variamente assortito! Basta con il militarismo spinto all’estremo! Basta tollerare ciò che non può e non deve essere tollerato!
Le uniche piazze cui abbiamo partecipato in oltre vent’anni sono state quelle pacifiche e costruttive, e continueremo a farlo. Ma essere miti non significa essere acquiescenti, non significa essere indifferenti, non significa essere fessi.
Adesso basta, perché l’Italia, in mano a questa destra e a questo governo, si allontana dall’Europa e si avvicina all’Ungheria di Orbán.

L’articolo 1 della Costituzione sostiene che la nostra sia “una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Non è una bella frase messa lì tanto per far scena, ma il senso stesso del nostro vivere civile, l’eredità più nobile della Resistenza, il caposaldo della vita pubblica in cui un tempo tutti i partiti si riconoscevano. Oggi non è più così, ma lungo questa china la democrazia è a rischio.

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