Chi ha (ancora) paura di Peppino Impastato e della sua lezione antimafia?

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Tra pochi giorni sarà di nuovo il 9 maggio, quel maledetto 9 maggio in cui fu ucciso dalla mafia Peppino Impastato e saranno passati 45 anni. Eppure proprio in queste ore si sta facendo spazio una storia che rende più attuale che mai la figura e le lotte di Peppino Impastato. Il Comune di Partinico ha infatti annunciato il proprio parere negativo all’intitolazione del liceo del paese a Peppino Impastato in luogo della intitolazione attuale a Santi Savarino, giornalista fascista e senatore della Dc. Il cambio del nome della scuola era stato deciso dagli organi collegiali  e già recepito dall’amministrazione comunale nel periodo in cui il paese era sotto gestione commissariale. Ora, invece, la giunta politica si sta opponendo. Perché? A 45 anni dalla sua morte per mano della mafia e dopo un vergognoso depistaggio, la figura e la battaglia di Peppino Impastato fanno ancora paura, come ha sottolineato il fratello Giovanni in una intervista a Repubblica, il giornale che per primo ha sollevato il caso della scuola di Partinico. Molte le reazioni di queste ore. Una vicenda che riporta alla memoria quanto stava per accadere pochi mesi fa, ossia la restituzione di casa Felicia, a Cinisi, alla famiglia mafiosa cui era stata confiscata, tentativo poi sventato da una vera e propria “rivolta” culturale e sociale.
“La maggioranza delle destre respinge l’intitolazione del liceo di Partinico a Peppino Impastato e preferisce lasciare il nome di chi sottoscrisse il manifesto delle leggi razzali. Tutto ciò si commenta da solo e mette insieme mafia e fascismo”, dice Giuseppe Giulietti, coordinatore dei presidi di Articolo 21 e tra gli autori, con la nostra associazione, della battaglia perché casa Felicia restasse nella destinazione attuale, ossia un centro di riflessione e conoscenza della lotta alla mafia e della figura di Peppino.
L’ultima parola spetta al consiglio comunale di Partinico che dovrà votare la mozione sul cambio di nome del liceo. E lì si potrà misurare il grado di sensibilità e adesione alla lotta alla mafia di ciascun componente, anche se la maggioranza ha già annunciato il suo “no”.


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