In ricordo di Bice Biagi, cara amica di Articolo21

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Se ne è andata Bice Biagi, cara, carissima amica, maestra di giornalismo, a cui in molti dobbiamo tanto. Mi convinse a scrivere per Novella 2000, l’ultimo settimanale che ha diretto (oltre Insieme e Intimità), ero convinto di non essere adatto per un giornale femminile. Mi affidò la rubrica di cinema, poi vari reportage: le elezioni americane, il sequestro e la morte di Enzo Baldoni, la strage nella scuola di Beslan nell’Ossezia del Nord. Scrissi fino a quando rimase direttore, lasciò Novella 2000 per andare a fare la vice ad Oggi.                                                                                                                     

Bice Biagi è stata una cara amica dell’Associazione Articolo 21 liberi di, prima socia fondatrice poi garante. Fu a casa sua, a Milano, che mettemmo le basi dell’Associazione con il padre Enzo e Beppe Giulietti. Fu la risposta all’editto bulgaro del presidente del Consiglio Berlusconi, padrone di Mediaset, contro Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro accusati di “aver fatto un uso criminoso della tv”. Dovevamo reagire per difendere i diritti e la libertà di espressione, così creammo, all’inizio in un piccolo gruppo che poi negli anni è diventato una grande famiglia di giornalisti e non, una trincea – il sito – per difendere la libertà di stampa e denunciare l’assalto alla Costituzione, una difesa che da allora, era il 2002, purtroppo non si è mai interrotta, l’assalto all’Articolo 21 della Costituzione è costante anche grazie ad una buona dose di indifferenza, come se il diritto di espressione, di informare e di essere informati non fosse alla base della democrazia di un paese.

Da allora Bice e la sorella Carla furono presenti a molte iniziative organizzate da Articolo 21. Anna, la sorella più piccola, era mancata nel 2003.
Sinceramente non so quanto sia vero il racconto fatto da alcuni giornali che Bice ha “sgobbato tanto per far dimenticare di essere figlia del grande giornalista”, forse all’inizio, quando ha lavorato per il Mondo, poi per Oggi e nel Giornale di Montanelli, poi, trovata la propria strada, è rimasta accanto al padre, lavorando con lui in tv  in programmi come Film Dossier o come nel 2007 nell’ultimo programma di Biagi RT Rotocalco televisivo. Chi prende le distanze da qualcuno non si associa nel lavoro. E’ vero invece che Bice ha preso molto dal padre nello scrivere: la perfezione dell’italiano (l’ossessione di Enzo sulle parole ripetute e sul buon uso dei sinonimi e quella di Bice per le fonti), la semplicità nella scrittura e la capacità dell’uso dell’ironia. Nel fare un’intervista non ha mai usato un registratore, stenografava, era velocissima, le invidiavo la memoria che le permetteva di ricordare tutto, anche questo era in comune con il padre.

Ci sono due aggettivi che non le appartenevano: egoismo e indifferenza, non solo nell’essere giornalista ma anche nella vita di tutti i giorni, sono sempre stati valori della famiglia Biagi.   Negli anni in cui è stata l’assistente di Giorgio Fattori, lo storico direttore della Stampa, amministratore delegato poi presidente della Rizzoli, quanti giornalisti, diventati direttori, sono stati aiutati da Bice nella carriera. La riconoscenza non appartiene a questo mondo, soprattutto nel nostro mestiere.
La sua storia professionale dimostra che lei è stata semplicemente e orgogliosamente Bice Biagi. Raccontava che aveva appreso dal padre che “una donna la libertà se la conquista con il lavoro”, lei c’è riuscita senza trascurare le persone a cui voleva bene: la mamma Lucia, il padre Enzo, le sorelle Anna e Carla, ma soprattutto l’orgoglio della sua vita: la figlia Lucia, poi negli ultimi anni il genero Karim e soprattutto i nipoti Enzo e Matteo.

C’è una cosa che ho imparato da Bice: nella vita bisogna saper mettere un punto. Lei lo ha fatto lasciando il giornalismo nel momento giusto, come direbbe Enzo: “E’ scesa dal ring con le proprie gambe”. Da allora si è dedicata esclusivamente alla famiglia.

Bice sarà sepolta a Pianaccio, frazione di Lizzano in Belvedere, la terra che ha dato i natali al padre e dove ogni estate la famiglia si riuniva in occasione del compleanno di Enzo, sarà accanto alla mamma Lucia, al padre, alla sorella Anna e alla nonna di cui portava il nome.

Grazie a Bice, a Carla, a Lucia, alla famiglia Biagi, quella frazione sperduta nell’Appennino Tosco-Emiliano, che odora di Resistenza e Libertà – lì Enzo è stato partigiano nella brigata Giustizia e Libertà –  grazie anche alla sensibilità del Comune di Lizzano che mai ha dimenticato il suo concittadino, con la nascita del Centro Documentale Enzo Biagi e le tante iniziative che si sono susseguite, è diventata un luogo dove si ragiona di Giornalismo tra passato e presente, di Costituzione e Antifascismo. Di Bice non dimenticherò mai il suo sorriso, quello di donna gentile e generosa.


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