Impunità: rischio indifferenza in tutta Europa

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Austria: distrutta la porta di casa di Michael Bonvalot; Polonia: tribunale ordina a Katarzyna Włodkowska di rivelare la fonte di alcune rivelazioni sull’omicidio del sindaco di Danzica; Finlandia: tre giornalisti dell’Helsingin Sanomat indagati per violazione del segreto di stato; Germania: diretta televisiva interrotta dopo che un consigliere comunale aggredisce Natalie Akbari dell’emittente SWR; Spagna: giudice ordina al direttore di elDiario di rivelare da dove arrivano le informazioni sul tesoro nascosto del dittatore Franco; e ancora, Macedonia del Nord: giornalisti insultati da alcuni politici e ostacolati dalle forze dell’ordine; Slovenia: pugni in testa a un cameraman da parte di manifestanti; Paesi Bassi: tifosi cacciano una troupe televisiva locale e tentano di picchiare uno del team; e poi Irlanda, Francia, Malta, e ovviamente Italia…
L’elenco delle segnalazioni registrate solo negli ultimi dieci giorni dalla piattaforma Mapping Media Freedom gestita dal consorzio Media Freedom Rapid Response (MFRR) di cui OBCT fa parte, è una lista impressionante per varietà e frequenza, e anche per distribuzione geografica: nel solo autunno 2021, non c’è praticamente paese dell’Unione Europea dove non si segnali una qualche forma di attacco alla libertà di stampa, si tratti di aggressioni fisiche e verbali ai danni dei reporter durante le manifestazioni, o di attacchi da parte della magistratura, di minacce più o meno esplicite da parte della criminalità organizzata, o di pericolose inerzie e colpevoli ritardi dei vari parlamenti e governi.
La rilevazione degli incidenti e delle minacce, condotta con meticolosa attenzione passando in rassegna i media dei paesi membri e candidati, costituisce l’intelaiatura su cui si innestano le iniziative di reazione e di contrasto, di supporto, di intervento, da parte del consorzio MFRR: ci sono fondi per la sostituzione di attrezzature danneggiate, per il sostegno legale alle vittime di querele bavaglio, per l’ospitalità in luoghi protetti, e soprattutto c’è un’intensa attività di denuncia e sensibilizzazione.
Nella giornata in cui si ricorda il rischio impunità per i reati che colpiscono i giornalisti, in cui ci si interroga sui ritardi dei diversi sistemi giudiziari nel punire i colpevoli e delle forze dell’ordine nell’effettuare indagini adeguate, il rischio è forse quello di concentrarsi sui casi più gravi, in cui i reporter sono stati messi a tacere per sempre tramite l’omicidio. Ma la varietà dei crimini che possono colpire i giornalisti, e di riflesso minacciare la libertà dei media, togliendo così ai cittadini il diritto di essere informati, mostra come sia forse il caso di considerare questa giornata nel suo significato più allargato: l’impunità spesso è alimentata dall’indifferenza, dall’assuefazione, dalla normalizzazione di attacchi che in realtà non devono lasciare indifferenti, perché non possono essere normali.
Di qui il bisogno vitale di tenere viva l’attenzione su tutti i reati e gli illeciti che colpiscono la libertà di stampa, dal pugno di un manifestante all’abuso di un giudice, dalla manganellata di un poliziotto alle minacce di molestatori anonimi o meno e ai velati ricatti dei legislatori: l’impunità è un clima, un’abitudine, una rassegnazione, e l’unico strumento di contrasto accessibile a tutti è forse proprio l’attenzione, che si tratti di spirito critico, curiosità, senso della giustizia, o semplice bisogno di raccontare la realtà in tutte le sue sfumature.


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