Mafia. Ranucci (Report): Trattativa c’è stata, da noi fatti veri, e c’è ancora Cassazione

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“Prendo atto della sentenza, e prendo atto anche del fatto che i giudici hanno confermato l’esistenza di una  ‘trattativa’. Ho visto le dichiarazioni dell’onorevole Mollicone che  chiedeva la puntata risarcitoria a Report, evidentemente non sa che i  giudici ammettono l’esistenza di una ‘trattativa’. In ogni caso, da  uomo del servizio pubblico sono felice di apprendere che una parte  delle istituzioni sia stata assolta perché il fatto non costituisce  reato, però la ‘trattativa’ c’è stata. Quindi non capisco quale  puntata risarcitoria dovrei fare, visto che anche questa sentenza ha  confermato che tutti i fatti che abbiamo raccontato sono veri, niente  di ciò che abbiamo raccontato è stato messo in discussione”. A dirlo  all’AdnKronos è Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, che nei mesi  scorsi si è occupato della trattativa Stato-mafia provocando la  reazione della difesa del generale Mario Mori e del colonnello  Giuseppe De Donno, secondo cui la trasmissione avrebbe interferito sul processo “condizionando l’opinione pubblica”.        “Report fa un lavoro giornalistico – spiega Ranucci -, c’è una verità  giornalistica e una giudiziaria, come c’è una verità storica e una  giudiziaria, per fortuna sono due cose diverse, ci mancherebbe che  dessero a Report il mandato di arresto e di giudicare in un  procedimento”. Subito dopo Ranucci aggiunge: “Userei, poi, un po’ di  cautela scaramantica nel parlare o evocare puntate risarcitorie quando si parla di inchieste di Report, perché voglio ricordare che l’ultima  riguardava l’inchiesta su Cuffaro. Fossi nelle persone in causa, farei gli scongiuri nel sentire parlare di puntate risarcitorie”. In  definitiva, sottolinea Ranucci, “tornando indietro rifarei esattamente tutto ciò che ho fatto, quella puntata è in archivio, sta lì e rimane  lì, e ribadisco, anche con un certo piglio, la differenza fra chi fa  giornalismo, chi fa il magistrato o chi fa il politico. Sono ruoli  diversi che possono essere complementari ma che sono ognuno un  meccanismo di un ingranaggio per una democrazia che funziona”. Infine, Ranucci chiosa: “Questa sentenza è un secondo tassello di un  procedimento giudiziario, un tassello importante e, come ha detto un  giornalista molto più autorevole di me, Paolo Mieli, è inutile  ricordare che ci sono altri gradi di giudizio, dunque per dire che  giustizia è stata fatta bisognerà aspettare fino all’ultimo grado. Ma  i fatti che abbiamo raccontato rimangono fatti”.


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