Il matricida Oreste assolto nel tribunale di Eschilo. Coefore ed Eumenidi alle radici della civiltà del diritto

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Siracusa – Grande attesa per queste Coefore/Eumenidi di Eschilo con la regia di Davide Livermore, versatile personalità del mondo dello spettacolo, ora direttore del Teatro Nazionale di Genova, che nel 2019 debuttava al Teatro Greco di Siracusa con la spettacolare Elena di Euripide, trasformando la scena in una suggestiva piscina.

Ambientato negli anni ’40, durante l’ultima guerra mondiale (quale evento più drammatico si può immaginare?) la tragedia si apre su un suggestivo scenario di devastazione rigorosamente in bianco e nero, tra tumuli di candida pietra e oggetti d’epoca disseminati nello spazio o quasi ingoiati da litiche concrezioni. Agli estremi due pianoforti neri incastonati nel bianco annientatore. Unico cromatismo, al centro della scena domina incontrastato un globo cangiante, videoproiezione in perenne trasformazione durante lo spettacolo: ora una sfera di fuoco, ora il pianeta terra, ora l’immagine fantasmatica di Agamennone, sottolineando o affiancando le situazioni e i cromatismi degli abiti, elegantissimi nella raffinata moda anni ’40; una sorta di occhio metamorfico catturante, sfida tecnologica alla presenza dei corpi e delle voci, in alcuni momenti inevitabilmente sopraffatte da cotanta competizione, forse l’unico neo di questa perfetta macchina teatrale, metafora del duello artificio-natura del nostro tempo.

Alla suggestione visiva si accompagnano suoni solenni, musiche dal vivo, il canto lirico del coro, le voci a tratti amplificate e metallizzate. Un’alchimia potente, attenta, dove l’adesione al testo viene intanto contraddetta da gesti e azioni divergenti. Uno spettacolo all’insegna dell’eleganza e dell’innovazione, non disgiunte dall’ironica manipolazione di elementi di scena come le onnipresenti pistole, costantemente nutrito dalla forza interpretativa degli attori. Nell’eccellenza segnaliamo per tutti l’intenso e vibrante Oreste di Giuseppe Sartori, la cinica e svagata Clitemnestra di Laura Marinoni, la vigorosa corifea di Gaia Aprea.

In apertura la tensione si misura su drappelli di nazisti che invadono lo spazio echeggiante di voci concitate, mentre due fuggiaschi si nascondono tra le candide pietre all’avanzare di un corteo di eleganti donne nero vestite che sostano davanti al tumulo di Agamennone.  Sono Elettra, infelice figlia di Agamennone e le corifeee, venute a deporre offerte alla tomba secondo il volere dell’angosciata Clitemnestra, rea insieme all’amante Egisto della tremenda uccisione del marito. Ha sognato un serpente che le mordeva il seno da cui succhiava latte.

Alla tensione della scena bellica si aggiunge la tensione dell’attesa dell’infelice Elettra, serva in casa. Mentre depone offerte alla tomba del padre invoca il ritorno del fratello, che giunga a sanare tanto scempio. Quando Oreste, accompagnato da Pilade, giunto in incognito, si rivelerà alla sorella dal suo nascondiglio, scoppierà il dramma.

Antesignano di Amleto, il vindice principe, scolpito da un destino segnato dalla mano di Apollo, sta immobile ed esitante al centro di una storia terribile. Dilaniato dalla necessità di rendere giustizia al padre assassinato con un matricidio insostenibile, incalzato dalla sorella devastata dal dolore, reso balbettante e tremante dal dissidio interiore, tenterà di trovare la forza di trucidare Clitemnestra, la madre, dopo che il suo amante è freddato in un colpo solo dal compagno Pilade, ma poserà invece il capo sul seno di chi lo nutrì, offerto alla sua pietà dalla madre in un estremo tentativo di salvezza. In una variante dell’azione, qui la donna inaspettatamente si avvelena, sollevando il figlio dalla turpe azione di cui egli rimane tuttavia protagonista.

Il suicidio-matricidio scatenerà inevitabilmente i sensi di colpa, personificati dalle scintillanti Erinni, avvolte in sontuose toilettes laminate. Sono tre, come le Parche, sono ambigue nella loro sessualità, sono implacabili sostenitrici della colpa di Oreste, imperdonabile ché ha versato il suo stesso sangue. Alle Erinni si contrappone Apollo, difensore del giovane atride, ritenendo più grave la colpa della moglie assassina del marito. Incalzato dalle inesorabili persecutrici, il reo fugge su un tapis roulant, in preda a rimorsi e conflitti laceranti, per poi giacere stremato, rattrappito, disperato, in terra. L’intervento di Atena, invocata su consiglio di Apollo, che affida in giudizio il giovane a un tribunale, scioglierà il nodo inestricabile che ha devastato crudelmente la stirpe sventurata degli Atridi, sulla quale si stende il sorriso pacificatore della dea, consegnando all’assoluzione il matricida a suggello di una nuova Era. Il tramonto delle vindici oligarchie imporpora i primi passi di una democrazia che aprirà nuovi scenari alla Grecia, al mondo e alle future generazioni.

In Eschilo la riflessione politica si affianca costantemente al senso religioso e morale dell’esistenza, segnata crudelmente dal dolore scaturito da azioni estreme, sublimato dal linguaggio poetico di un dominatore delle scene, attento al dolore e alle sue possibili conseguenze. Consegnare allo spettatore un eroe dilaniato dai dubbi è un atto di forza e di grande pietà che scivola su tutto il percorso del dramma rendendolo umanamente coinvolgente.

La tensione narrativa si snoda abilmente tra i moduli dell’attesa dell’azione dei due fratelli: l’una dominata dal pensiero, l’altro dalla violenza del gesto omicida, in un crescendo condotto con maestria da colui che viene ritenuto il fondatore della tragedia.

Seconda e terza parte dell’Orestea, unica trilogia pervenuta interamente, con la quale Eschilo vinse nel 458 a.C. le Dionisiache, le Coefore, che incarna il dramma del fato e della giustizia divina, dei conflitti umani e divini, della nemesi, dei vincoli di sangue, invita alla moderazione davanti alle passioni distruttive. L’assoluzione divina tuttavia non scioglie dalla questione se quello di Oreste sia stato un atto giusto. Sulla scena placata da Atena che invita le Erinni trasformate in Eumenidi a deporre l’ira, si espande la nebbia del dubbio, insieme alla certezza che l’evoluzione di una civiltà passi attraverso la pratica della giustizia, agita dai suoi rappresentanti, qui ridotti a ignee sagome evocative.

Un anelito di pace si alza dal canto degli attori uniti su un finale da musical, mentre sullo sfondo dell’oblò virtuale scorrono immagini di lutti e tragedie del nostro tempo, cui contrastano candelabri votivi accesi di varie fogge ed etnie.

Attualizzare la memoria nel segno della bellezza, creare comunità, sono i principi di Livermore, appassionato innovatore del teatro e dei suoi aspetti vivificanti. L’ardua bellezza di un rinnovamento della tragedia classica può stupire e persino infastidire i cultori della tradizione, ma non si può negare il vigore trainante delle sue regie. La rinascita del teatro si nutre anche del coraggio del cambiamento. In questo momento più che mai è necessario trovare nuove vie per quest’arte antica e doviziosa.

COEFORE/EUMENIDI

 

Opera di | Eschilo
Traduttore | Walter Lapini
Regia | Davide Livermore
Musiche | Andrea Chenna
Scene | Davide Livermore, Lorenzo Russo Rainaldi
Costumi | Gianluca Falaschi
Disegno luci | Antonio Castro
Regista assistente | Sax Nicosia
Video design | D-Wok
Direttore di scena | Alberto Giolitti
Assistenti alla regia | Giulio Cavallini, Aurora Trovatello

 

CAST

COEFORE

MUSICI | Diego Mingolla, Stefania Visalli
ORESTE | Giuseppe Sartori
PILADE | SpyrosChamilos
ELETTRA | Anna Della Rosa
LE COEFORE | Gaia Aprea, Alice Giroldini, Valentina Virando, Chiara Osella (cantante), Graziana Palazzo (cantante), Silvia Piccollo (cantante)

VOCE E IMMAGINE DI AGAMENNONE | Sax Nicosia
CLITENNESTRA | Laura Marinoni
CILISSA | Maria Grazia Solano
EGISTO | Stefano Santospago
UNA DONNA| IrasemaCarpinteri
LE ERINNI | Maria Laila Fernandez, Marcello Gravina, Turi Moricca
GUARDIE | Gabriele Crisafulli, Manfredi Gimigliano, Lorenzo Iacuzio, Roberto Marra, Francesca Piccolo

 

EUMENIDI

LA PIZIA (PROFETESSA) | Maria Grazia Solano
APOLLO | Giancarlo JudicaCordiglia
LE EUMENIDI | Laila Maria Fernandez, Marcello Gravina, Turi Moricca
FANTASMA DI CLITENNESTRA | Laura Marinoni
STATUA DI ATENA | Federica Cinque
ATENA | Olivia Manescalchi

 

DATE

LUGLIO

3/5/7/9/11/13/15/17/19/21/23/25/27/29/31

Fonte: Scenario


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