Draghi, la riforma della Giustizia, il Vietnam immaginario degli emuli di ‘Un Turco Napoletano’

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Il Consiglio dei Ministri di Giovedì 8 Luglio ha licenziato il provvedimento di riforma della giustizia penale proposto dal Ministro Cartabia. Non entro nel merito.
Le cronache dei quotidiani , le indiscrezioni, i retroscena evocano il Vietnam vissuto o minacciato a causa del clima politico che ha caratterizzato l’intera giornata e poi ha determinato ritardi, interruzioni , sospensione e ripresa del Consiglio.
Ed io ho ricordato le divertenti scene finali del film ‘Un Turco napoletano’ . Era il guappo , interpretato dal bravo attore Enzo Turco, che sbraitava per affermare le sue ragioni e minacciava sfracelli.
Ho visto in quella scena il canovaccio di sempre. Gli arroganti minacciano, affermano che non arretreranno di un centimetro e poi gridano più forte.
“Avete visto, avete sentito? Tu hai visto?” Diceva il guappo di cartone e prendeva qualche schiaffo fino alla rottura di un dente.
“Si hanno visto e tu hai sentito il calcio” replicava il grande Totò.
Prima del Consiglio dei Ministri alcuni mostravano facce feroci , pronti a non votare il provvedimento , a chiedere rinvii, addirittura , immaginando il bluff a poker, che è un’arte non da tutti, dichiaravano l’uscita dalla maggioranza, l’opposizione, le dimissioni dal Governo, il cataclisma universale.
“Io faccio un terremoto, ho avuto un affronto” continuava il guappo di Sorrento, rivolgendosi agli astanti.
Ci informano di parlamentari infuriati, di insoddisfazione da parte della compagnia di ‘ ex ‘ , di ex dj in cattiva fede, di terrapiattisti che temono di cadere nella voragine al termine della Legislatura, di promesse di franchi tiratori nelle Aule del Parlamento, quando il provvedimento dovrà essere votato.
E poi venne la calma. Enzo Turco, quello del film, sparisce come un cane bastonato.
A Roma, a Palazzo Chigi, il Presidente Draghi chiede se c’è il sostegno unanime e convinto alla riforma.
Tutti zitti. La riforma passa.
La sceneggiata resta: tipico spettacolo del teatro napoletano peggiorato dai provinciali.


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