DDL Zan, bisogna uscire dalle contrapposizioni meramente ideologiche

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L’articolo 4 del Ddl Zan, su cui si discuterà la settimana prossima in Senato, recita così:
“Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.
Chi da anni si batte contro gli hate speech, l’incitamento all’odio ma anche in favore della libertà di espressione e di stampa, non può non fermarsi a riflettere su questa formulazione della norma. In Italia, la legge Mancino del 1993 sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan che incitano all’odio ,alla discriminazione e alla violenza. Da tempo si parla del fatto che quella legge sia da rivedere e da migliorare. Ma oggi, inserire nel Ddl Zan una norma sulla libertà di espressione non articolata e che in una riga dice che le libere opinioni e la libera espressione di convincimenti sono fatte salve purché  non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori e violenti, ci espone a un rischio. Significa infatti assegnare a un magistrato il totale arbitrio non solo sull’idoneità o non idoneità di queste opinioni liberamente espresse, ma anche di cosa siano e in cosa consistano questi atti discriminatori e violenti. Inoltre, e ancora di più, fa riflettere  la parola legittime: quali sono queste condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e quali sarebbero invece, le condotte illegittime? È opportuno parlare di condotte legittime e dunque illegittime con riferimento al pluralismo, in una legge che si occupa di altro?
Militando nel sindacato Europeo dei giornalisti, troppe volte negli ultimi anni ho visto, in certi Paesi la cui deriva è ormai marcatamente antidemocratica, leggi concepite per disciplinare una campo specifico essere utilizzate come pretesto per azioni illiberali contro l’espressione del pensiero e contro la stampa indipendente. Bisogna uscire dalle contrapposizioni meramente ideologiche e riflettere a freddo sui rischi, che oggi non sono pochi e domani potrebbero essere molti di più.


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