Le comunità cittadine scelgano gli amministratori

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Le cronache cittadine da tempo ci informano delle vicende che riguardano i Comuni e, nello specifico, delle elezioni amministrative.
Si parla di elezioni e non di programmi. Il programma motiva candidature e determina il giudizio popolare.
E per quale motivo le direzioni dei Partiti (e non) devono attendere che il candidato Sindaco, rappresentante della comunità locale, debba essere indicato sulla base di valutazioni altre effettuate per equilibri nazionali di altra natura?
Infatti si ipotizzano candidati in un turbinio di nomi che rispecchiano lo stratagemma della tela di Penelope.
Veramente credono i giornalisti che possa interessare il nome del candidato svincolato da contesto, squadra di governo, capacità di proposta e modalità di realizzazione? Se è così bisogna rinforzare la nostra democrazia e gli operatori dell’informazione dovranno evidenziare l’anomalia insistendo sui contenuti, sollecitando i concittadini alla così detta ‘cittadinanza attiva’.
Perché si continua in una consuetudine semplicistica e superficiale , che non coglie l’essenziale e ci si contenta dell’immagine, dei profili da ufficio stampa? Informazione, formazione sono democrazia? E noi alimentiamo nei cittadini elettori la democrazia partecipata presentando fisionomie senza storia?
Appaiono i nomi e cognomi di candidati ipotizzati, suggeriti, presentati, di candidati anziani, giovani, e di donne, uomini che aspirano, che dichiarano, che si riservano di esprimere il loro pensiero, che già si mostrano in gigantografie esagerate, senza alcun mandato che è verificabile da firme autentiche, secondo le leggi elettorali? Ci sarebbero anche altri soggetti in pectore che sono in riflessione. E poi, certamente, come è nella migliore tradizione in affari del genere, avremo le sorprese: l’egocentrico, il presenzialista, l’affarista, il cliente, il buontempone, il lobbista. La storia delle elezioni amministrative testimoniano l’improvviso emergere di sconosciuti personaggi che, per il bene della Città, e sempre con uno slogan che non trascura il dovere essere ‘insieme’ (noi con il candidato e non il candidato con noi cittadini).
Non mancheranno , e già ne percepisco la presenza, i candidati che, hanno già dato per avere tolto. Meglio che restino a casa loro. Le loro difficoltà non vanno a libro paga della Città o di leggi speciali che dovrebbero essere usate per il bene comune, democraticamente decretato. Le corporazioni non hanno cittadinanza nella nostra Costituzione. La Città non è una tavola da pranzo.
Siamo informati di riunioni, aggregazioni, salottini, alleanze, telefonate, incontri riservati, convenienze personali, compromessi al ribasso, promesse, retroscena veri o inventati ed il circo offre gratuiti spettacoli di simpatizzanti, di interessati per amicizia, per motivi particolari, per appartenenze, per riconoscenza, per contrapporsi, interporsi, contare in momenti immediati o successivi.
Perché non conosciamo schede programmatiche? Perché non ci informano sulla composizione delle commissioni dei Partiti incaricate di compilare programmi per le Amministrazioni comunali? Perché la qualità non viene rappresentata?
Fino ad oggi mi pare che, considerando ciò che emerge, non si parla di contenuti programmatici, di politica vera, di nodi storici da sciogliere per vivere il futuro in modo civile, di progetti realizzabili, di gruppi dirigenti. Non si parla ai cittadini, ai mondi vitali, non si guarda a come risolvere strutturalmente tematiche complesse e interconnesse che esigono approfondimenti anche scientifici e non descrizioni fotografiche, che conosciamo tutti.
Su tutto domina l’intervista che mette in bocca al candidato frasi che sembrano tratte dal Tubolario degli anni ’80 ( Marchi e Morosini ) che il Corriere della Sera indicò in prima pagina con il titolo di “10 milioni di frasi inutili”.
Mancano i Partiti, manca il dibattito, manca la proposta costruita e la visione del futuro. Si parla del passato promettendo ‘il cambiamento’: parola vuota e insignificante. Non manca la previsione di liste, simili a quelle dei disoccupati, per raccogliere voti. E tutti diventano candidati che nessuno ha mai visto in opera.
Manca la Città, manca l’assunzione di responsabilità di coloro che , rappresentanti di Partiti , di sigle, di Movimenti improvvisati, di improbabili cartelli, ripeto, attendono che altri decidano su di noi, in base a manuali Cencelli costruiti clandestinamente da persone che non hanno alcun titolo per decidere. Non parlo di ‘orgoglio’ da panna montata ma del rispetto della Costituzione.Evito più approfondite considerazioni. Siamo veramente nel grottesco. Non lo meritiamo. O forse si?

 


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