Peter Stein e lo stupore di Goethe

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Sulle tracce di Goethe in Sicilia di Peter Stein, ripercorre il viaggio che Goethe intraprese in Sicilia nel 1787. Lo scrittore tedesco infatti riponeva molte aspettative nell’isola, che considerava l’ultima custode di quella classicità greca ormai perduta.

Da quel punto di vista non trovò quello che si aspettava, non mostrò infatti particolare entusiasmo per il tempio di Segesta o per la valle dei templi di Agrigento (allora Girgenti), ma è da considerare un risultato soddisfacente, dato che Paestum l’aveva profondamente deluso.

Rimase invece folgorato dal clima, dal paesaggio e dalla ricca vegetazione mediterranea, molto differente da quella nordica, scarna. Goethe infatti non era solo uno scrittore ma anche uno studioso di botanica e mineralogia.

Per muoversi liberamente, e così seguire il suo istinto e la sua curiosità, decise di viaggiare in incognito, senza scorta e senza essere annunciato, cosa inconsueta per quel periodo. Si fece accompagnare solo dal pittore Christoph Heinrich Kniep, che dipingendo scorci e vedute, fungeva da macchina fotografica vivente.

E Stein parte proprio dai suoi disegni per creare il documentario. Il regista infatti non si limita a ripercorre le tappe indicate in Viaggio in Italia ma fa combaciare perfettamente le inquadrature ai dipinti di Kniep, per far  assaporare anche allo spettatore ciò che aveva visto e affascinato Goethe.

Sulle tracce di Goethe in Sicilia è quindi ricco di campi lunghi che riprendono lo straordinario paesaggio siciliano, reso ancora più pittoresco dagli effetti cromatici creati dai cambiamenti naturali di luce.

Il viaggio di Stein, come quello di Goethe, comincia a Palermo. Il poeta inizialmente descrive l’urbanistica della città e successivamente ci svela le sue bellezze come il santuario di Santa Rosalia, costruito su una roccia  o Villa Palagonia famosa per la sua “mostruosità” barocca. E ancora ci parla del suo stupore davanti ad un imponente albero (forse un Ginkgo Biloba che ancora esiste) che nella sua fantasia rappresenta la “pianta originaria”. Ed è sempre a Palermo che Goethe compie qualcosa di bizzarro: sotto le mentite spoglie di un inglese si presenta alla famiglia di Giuseppe Balsamo, per carpire notizie su colui che con molta probabilità fu il famoso Cagliostro. Uno scherzo che crea perplessità perfino tra gli ammiratori più ortodossi di Goethe e che invece ci rivela un aspetto più goliardico della sua personalità.

Dopo Palermo, Stein arriva al già citato tempio di Segesta e successivamente ad Alcamo, Enna (chiamata allora Castrogiovanni), Girgenti, Catania, Taormina, dove rimase incantato dallo straordinario paesaggio che si ammira dal teatro (che abbraccia da una parte il Mar Ionio e dall’altra l’Etna) e conclude il suo viaggio a Messina.

La regia di Stein è libera e pur seguendo una coerenza narrativa interna, sembra che si affidi più alla sua curiosità personale che non ad un piano prestabilito. Per esempio gli interventi di alcuni esperti (archeologi, geologi, botanici, storici etc.) non sono le classiche interviste ma informali scambi tra appassionati di Goethe. A volte i commenti vengono interrotti per poi essere ripresi successivamente oppure si perdono dentro le immagini della città, ma è un’indeterminatezza che invece di infastidire accresce la curiosità, che non si esaurisce con la visione del film.

Sulle tracce di Goethe in Sicilia è l’omaggio personale che Peter Stein fa a Goethe, uno dei più grandi scrittori e pensatori europei, che il regista tedesco aveva già ricordato nel 2000 con lo spettacolo teatrale Faust I&II. Ma è allo stesso tempo una dichiarazione d’amore verso l’Italia, che dopo più di 25 anni è diventata sua patria d’adozione.


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