Oggi come ieri: il fascismo contro la libertà d’informazione. Domenica 4 ottobre a Marzabotto

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Domenica si terrà sulle colline bolognesi di Marzabotto la cerimonia di ricordo dell’Eccidio di Marzabotto, nel corso del quale vennero trucidati dalle SS e dai fascisti 770 vittime innocenti, tra cui donne, bambini e anziani inermi. Le iniziative del 4 ottobre prenderanno il via con una messa celebrata dal Cardinale Matteo Zuppi, a cui seguirà la cerimonia nella piazza antistante la chiesa del paese e il Sacrario dove sono conservati i resti delle vittime. Dal palco parleranno il Presidente del Comitato Caduti di Marzabotto, Valter Cardi; il sindaco del paese insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare, Valentina Cuppi; il Ministro Giuseppe Provenzano in rappresentanza del Governo. Nel pomeriggio, alle 15 e 30, il Teatro Comunale ospiterà il convegno: Oggi come ieri: il fascismo contro la libertà d’informazione. Ospiti e relatori del dibattito saranno – oltre al sindaco di Marzabotto, Valentina Cuppi – il Presidente FNSI Beppe Giulietti, i giornalisti Paolo Berizzi di Repubblica e Angela Caponnetto di RaiNews24; attesa anche Asmae Dachan, la giovane giornalista free-lance anconetana di origini siriane, insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica per il suo lavoro di reportage dai teatri di battaglia, dai campi profughi e dalle città teatro di gravi atti di terrorismo. È la prima volta che una così referenziata rappresentanza di giornalisti partecipa alle celebrazioni per l’Eccidio di Marzabotto. Presente al momento di riflessione anche il coordinatore del Comitato della Commissione Parlamentare Antimafia a tutela dei giornalisti minacciati, Walter Verini.

In vista delle celebrazioni per l’ anniversario del barbaro Eccidio di Marzabotto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto avere ai cittadini del paese dell’Appennino emiliano un sentito messaggio: «Lo sterminio degli innocenti che le SS compirono 76 anni or sono nelle terre attorno a Monte Sole ha impresso un segno così profondo e doloroso nella storia del popolo italiano che nulla e nessuno potrà mai cancellare. La Repubblica si inchina alla memoria di centinaia di donne e uomini, di bimbi e anziani, barbaramente uccisi secondo una logica di annientamento che travalicava persino gli orrori della guerra combattuta. Le squadre naziste, accompagnate da guide e informatori fascisti, si resero responsabili di molteplici crimini nei mesi del loro arretramento sull’Appennino Tosco-emiliano. Tuttavia, Marzabotto e le aree dei comuni di Monzuno e Grizzana Morandi divennero teatro di uno degli eccidi di civili più spaventosi, più disumani che l’Europa abbia conosciuto durante il secondo conflitto mondiale. Ma quelle vite tragicamente spezzate, quel dolore straziante dei sopravvissuti, sono diventate le basi di un riscatto popolare, di una liberazione, di una lunga stagione di democrazia, benessere, pace. A Marzabotto e a Monte Sole sono piantate radici robuste della nostra Costituzione repubblicana, le quali alimentano i principi di convivenza, di libertà, di uguaglianza tra le persone, di giustizia sociale, da decenni patrimonio della comunità nazionale e motore del nostro modello civile. Al tempo stesso, quelle radici portano linfa alla comune casa europea, all’Europa unita nelle diversità, ma anche nella civiltà dei diritti inviolabili della persona, nella cooperazione, nella solidarietà, che deve sempre prevalere sui rigurgiti di egoismo».

Anche il Presidente della Camera, Roberto Fico, ha espresso il proprio pensiero in merito: «La mattina del 29 settembre 1944 a Marzabotto persone inermi di ogni età e sesso furono sterminate a colpi di mitragliatrice e bombe a mano. Nella frazione di Casaglia di Monte Sole, il parroco e alcuni fedeli vennero uccisi in chiesa. Il resto delle persone fu condotto e trucidato nel cimitero, tra loro vi erano cinquanta bambini. La strage di Marzabotto è un orrore che ha segnato per sempre la vita dei superstiti e l’anima di un Paese intero che, nei luoghi simbolo della Resistenza, reca ancora quei segni di ferite non sanate. Se non sempre c’è stata giustizia, alla verità, storica oltre che giudiziaria, non possiamo e non dobbiamo mai rinunciare. Occorre praticare l’esercizio della memoria, capace di cementare le radici del nostro Paese e di tutta Europa, nata sulle ceneri degli orrori del nazismo. E’ un esercizio a cui non dobbiamo mai rinunciare».


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