La Carta di Assisi in Europa. Per un giornalismo di grande correttezza e lungimiranza

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Una decina di giorni fa, ad un anno dalla presentazione ufficiale della “Carta di Assisi”, abbiamo dato vita a Perugia a un convegno di portata internazionale, per discutere della prima Carta europea del diritto all’informazione. Si è trattato della naturale prosecuzione di quanto contenuto nella documento di Assisi, il cui sottotitolo «Le parole non sono pietre», bene racchiude il senso di uno sforzo comune verso un’informazione caratterizzata dalla correttezza nell’uso del linguaggio. Grazie all’impegno del presidente della Federazione nazionale della stampa (FNSI) Giuseppe Giulietti, e degli amici di Articolo21, il testo verrà sottoposto al Parlamento europeo, con l’ambizioso obiettivo di farne una Carta dei diritti di tutti i cittadini dell’Unione, per garantire un’informazione libera, indipendente e capace di raccontare una società in evoluzione

L’incontro è stato una grande opportunità, per cercare di gettare un seme che possa far germogliare in Europa una più consapevole libertà di informazione e rispetto della dignità umana. Non è un caso se la Carta di Assisi, frutto di un lavoro e di un confronto collegiale, porti il nome di una città simbolo di pace, di dialogo e di accoglienza. La Carta non è solo un decalogo di buon giornalismo, ma un vero e proprio manifesto internazionale di principi validi per tutto il mondo della comunicazione. Per citare le parole di papa Francesco, con i dieci punti si cerca di contrastare quel fenomeno che, invece di rendere la comunicazione «un collante dei legami sociali e del tessuto culturale», produce storie distruttive e provocatorie, che «logorano e spezzano i fili fragili della convivenza».

Al proposito, ci preoccupa vedere l’uso diffuso della prevaricazione, della volgarità e del sopruso per spegnere la libera informazione; sono troppi i giornalisti minacciati, aggrediti e oggetto di violenza. Lo sappiamo bene: l’informazione non è insidiata non solo da «fake news» e dalla propaganda aggressiva, ma anche da pressioni del potere, se non da intimidazioni criminali. Ai colleghi minacciati va il nostro pieno sostegno, diventando noi stessi portavoce e, come spesso ripetiamo, scorta mediatica.

Non dimentichiamo, poi, il tema centrale del lavoro. Voglio citare in merito quanto più volte ribadito dal segretario della FNSI Raffaele Lorusso: «E’necessario – ha detto – ridurre le diseguaglianze, e dare dignità agli ultimi del mondo del lavoro».

Pensiamo ai contratti atipici, all’uso disinvolto degli stagisti nelle redazioni, ai prepensionamenti per stato di crisi riutilizzati dalle redazioni, agli uffici stampa senza giornalisti. Con il segretario Lorusso, il presidente Giulietti, il segretario aggiunto Mattia Motta e il rappresentante nazionale dell’Ucsi Maurizio Di Schino, dobbiamo avere il coraggio di dire con forza che il lavoro a costo zero, il precariato di lunga durata, il lavoro non riconosciuto e sottopagato umilia la dignità della persona, è sfruttamento, è un furto dell’intelligenza e del tempo altrui, contraddice la nostra Carta costituzionale.

Con questo spirito consegniamo la Carta di Assisi all’Europa, nella speranza che diventi una Carta per quel giornalismo interpretato con grande correttezza e lungimiranza dal giovane collega Antonio Megalizzi, il cui sogno di una comunità internazionale unita e solidale è stato bruscamente interrotto.


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