Il pensiero magico che impedisce le lacrime. Si apre anche a Tor Sapienza la rassegna ‘Cinema in Piazza’ con ‘Ride’ di Valerio Mastandrea

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Roma, Casale Medioevale della Cervelletta – Dopo l’inaugurazione del 3 luglio a Trastevere, il 9 luglio si è aperta la nuova stagione de “Il Cinema in Piazza” al Casale Medioevale della Cervelletta, a Tor Sapienza. “Il Piccolo Cinema”, assieme al Coordinamento “Uniti per la Cervelletta”, ha riportato la luce (non solo metaforicamente) su un luogo suggestivo ma anche fragile, che rischiava l’abbandono.

L’iniziativa del Piccolo Cinema, sempre lodevole, è ancora più importante in un momento di crisi culturale ed economica come quella attuale. I ragazzi e le ragazze che fanno parte dell’associazione, con grande passione e devozione si sono battuti per permettere anche quest’anno di proiettare gratuitamente i film, classici e recenti e per ospitare famosi artisti italiani e stranieri (come Paolo Virzì, Francesca Archibugi, Carlo Verdone, Pawel Pawlikowski, Audrey TautouMathieu Kassovitz, etc).

Durante la serata è stato presentato Ride (2018) di Valerio Mastrandrea, alla sua presenza e a quella di Chiara Martegiani, l’attrice protagonista, sua compagna nella vita.

Il film, pur non esente da alcune ingenuità da “opera prima” (come un uso eccessivo della musica o errori di grammatica cinematografica riguardanti soprattutto il campo/controcampo) possiede una sua peculiarità, che è quella di raccontare il lutto in maniera originale, a tratti addirittura comica. Il fulcro narrativo è l’incapacità di Carolina di piangere Mario, il marito morto da una settimana. La donna ci prova in tutti i modi, per esempio ascoltando la musica che lui amava, ma non riesce a versare una lacrima e piuttosto “ride”, da qui appunto il titolo. Il problema è che semplicemente non ha ancora metabolizzato questa morte, avvenuta all’improvviso, e si aspetta sempre da un momento all’altro di veder rientrare il marito. A piangere la morte di Mario però non sono solo la moglie e il figlioletto ma anche il padre (Renato Carpentieri) e il fratello (Stefano Dionisi). Quest’ultimo rinfaccia al padre di essere il responsabile della scomparsa di Mario per averlo costretto, con un ricatto emotivo, a seguire le sue orme in fabbrica, ormai diventato un luogo di pericolo e non più di produzione e socialità. Il momento della presa di coscienza del padre è forse il più toccante di tutto il film, tanto che il successivo finale, con Carolina che finalmente piange, risulta pleonastico.

Valerio Mastrandrea, durante l’intervista, ha precisato che quella di Mario non è una morte qualsiasi, in quanto avvenuta sul posto di lavoro, ma una morte ingiusta, come lo sarebbe stata anche un’altra capitata durante una manifestazione o un arresto. Un tema molto attuale in questi giorni in cui gli Stati Uniti sono letteralmente messi a ferro e fuoco dopo la morte di George Floyd.

È evidente quanto Mastrandrea abbia fatto sua la lezione di cinema di Claudio Caligari (Amore Tossico, Non essere cattivo) con il quale ha lavorato ne L’odore della notte ma con il quale soprattutto  era legato da un sentimento di amicizia e di profonda ammirazione.


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