Dalù, il giornalista che rese pubblico il massacro di Tienanmen è rifugiato in Italia

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Dalù, il conduttore della Radio di Shanghai che il 4 giugno 1995 annunciò alla Cina la ricorrenza dell’anniversario del massacro di Tienanmen è ora legalmente rifugiato in Italia ai sensi della Convenzione di Ginevra. Il giornalista venne licenziato in tronco ed il programma cancellato dal palinsesto. Il reporter fu costretto a firmare documenti di riconoscimento della sua colpa con tanto di scuse. Marchiato a vita, fu segnalato dal regime e costantemente monitorato. Dopo essersi convertito alla fede cattolica è stato minacciato più volte e, preoccupato per l’evoluzione dei fatti di Hong Kong, si è nascosto nelle Marche nel settembre del 2019. Ha quindi fortuitamente incontrato Luca Antonietti, avvocato del foro di Madrid formatosi presso l’Università degli Studi Internazionali di Shanghai, che si è battuto per ottenere il riconoscimento legale dello status di rifugiato di Dalù. Antonietti ha accolto il conduttore radiofonico cinese nella sua famiglia. Salvato dall’amicizia e pieno di gratitudine per l’Italia, il reporter ritorna per raccontare la verità di chi ha incarnato il modello di intimidazione utilizzato per 25 anni dal regime nei confronti della stampa cinese. Un sistema che è ora al centro del dibattito globale proprio per la mancata trasparenza e per aver limitato le informazioni circa la diffusione della pandemia. Il prossimo giovedì 4 giugno ricorrerà il 25° anniversario della storica trasmissione di Dalù nella radio cinese ed il 31° della strage di Pechino in Piazza Tienanmen.


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