Un’ossessione reciproca. Dal 12 aprile la terza stagione di ‘Killing Eve’

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Il 12 aprile uscirà la terza stagione di Killing Eve e per chi non l’avesse ancora vista, il periodo di autoisolamento può essere l’occasione giusta per recuperare. Si tratta di una serie inglese prodotta per la tv americana BBC, basata sul ciclo di romanzi thriller Codename Villanelle di Luke Jennings. Il nucleo del plot è costituito dal rapporto ambivalente tra Villanelle, spietata killer russa, e Eve Polastri, agente dei servizi segreti britannici. Quest’ultima è molto nerd e incuriosita dall’universo degli omicidi, soprattutto se commessi da donne. È sposata con Niko, un insegnante di matematica polacco, che verso di lei ha un atteggiamento molto dolce e protettivo. Al contrario, Villanelle è una psicopatica anaffettiva (almeno apparentemente) ma dotata di un inconsueto senso dell’umorismo.

Cosa possono avere in comune queste due donne, tanto da essere attratte così pericolosamente?

La mancanza di una risposta logica rappresenta parte del fascino di Killing Eve, oltre naturalmente alla straordinaria performance delle due attrici. Sanda Oh è finalmente protagonista di una serie dove ha la possibilità di esprimere al meglio il suo talento. Con Eve Polastri infatti l’attrice canadese è riuscita nell’incredibile impresa di far dimenticare il personaggio di Cristina Yang (Grey’s Anatomy). Jodie Comer, invece, giovane attrice britannica, ha dimostrato un’incredibile maturità artistica che ha reso Villanelle (pur con i suoi tratti stereotipati) uno dei personaggi più controversi e intriganti della tv contemporanea.

Durante la prima stagione viene sviluppata la spy-story, che coinvolge i servizi segreti britannici e una fantomatica organizzazione internazionale (I Dodici), ma la tensione narrativa ruota intorno all’ossessione reciproca delle due donne. Inizialmente si studiano: Eve è affascinata dal modus operandi della giovane russa, sfacciata ma allo stesso incredibilmente precisa, tanto da non lasciare mai tracce. Villanelle non si comporta mai secondo le convenzioni o le buone maniere e prende ciò che vuole, senza dubbi o sensi di colpa. Quest’ultima, fin dall’inizio è gratificata dall’attenzione, quasi morbosa, che le dedica l’agente Polastri e semina segni che solo lei può comprendere.

La seconda stagione invece esplora emozioni più complesse. Eve, dopo l’incredibile season finale, suo malgrado è costretta a prendere consapevolezza della fascinazione perversa che esercita Villanelle su di lei. D’altro canto quest’ultima è convinta di comprendere la sua natura oscura, come nessun altro, compreso il marito. Attraverso Eve, Villanelle si sente viva e sperimenta emozioni “quasi” normali, mentre per il resto del tempo non prova nulla, tranne che un’abulia esistenziale che cerca di colmare compulsivamente con cibo, sesso e violenza.

Killing Eve non esplora solo il concetto di desiderio ma anche quello di normalità. Chi e cosa la definisce? Quando veramente possiamo ottenere la “patente” di cittadini normali? A volte Eve, guardando il marito così felice per le cose semplici, sembra chiedersi silenziosamente se anche lei sia “normale” o se invece stia fingendo con lui e con il mondo intero. L’esistenza di Villanelle, oltre che la sua vicinanza, mette in discussione la sua gerarchia di valori e alla fine della seconda stagione, finalmente si capisce da che parte stia davvero Eve.

A questo punto è inevitabile chiedersi quale twist narrativo abbia creato Suzanne Heathcote per la terza stagione.


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