Siria, siamo tutti assassini

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Non potevamo rimanere indifferenti a quello che sta accadendo in Siria in questi giorni. Abbiamo chiesto al Portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini, un commento. Ecco le sue parole:

Io sono stanco. E mi vergogno di esserlo. Stanco di ripetere le stesse cose da 7 anni, di chiedere alla politica e alla comunità internazionale di dire qualcosa, di girare l’Italia o le tv a spiegare agli italiani che siamo di fronte ad un massacro senza precedenti. I bambini siriani non hanno voluto questa guerra infinita. Non hanno chiesto di fuggire, di perdere un braccio o una gamba per colpa delle bombe, di piangere sul corpo dilaniato sotto le macerie di mamma o papà, di vivere nei rifugi sotterranei, di mangiare per giorni radici di piante e carcasse di animali nelle città sotto assedio.

Non hanno chiesto di nascere e vivere in un campo profughi nel deserto né di imbracciare fucili e andare a combattere come soldati. Non hanno soprattutto chiesto di morire asfissiati dal gas, esattamente come i loro coetanei che abbiamo lasciato affogare nel mar d’Europa. Chiedono solo pace, ma tutto tace. Il Papa chiede pace ma qualcuno “silenzia” anche lui.

Tacciano per sempre i soloni della geopolitica, almeno in questi giorni. E basta con le foto che emozionano a intermittenza, non servono più. Nessun interesse nazionale giustifica un genocidio di questo tipo, nessuna guerra di religione o di conquista giustifica 7 anni di inazione, di veti, di dialoghi mancati.

Mio figlio che fa la quarta elementare, tra qualche anno, appena avrà finito di studiare gli egiziani, i sumeri e i babilonesi e avrà dimenticato i confini del mondo (perché la geografia non si insegna più nelle scuole), mi chiederà “perché non li avete fermati, voi che sapevate cosa stava accadendo?” Ed io, già lo so, domani come oggi non saprò cosa rispondere. Sono un assassino figlio mio, perdonami.


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