“E ora parliamo noi”

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Catania. La protesta dei “disagiati” in Cattedrale continua
“Siamo una ventina di famiglie, con quindici bambini, e occupiamo la Cattedrale…”. Disperazione, rabbia, titolano i giornali. Ma non è così. Con lucidità, ragionando, i senzacasa descrivono i meccanismi e le radici della loro emarginazione. Chi ne è responsabile. E cosa si può fare subito per rendere meno inumana la vita in questa città.

Di Ivana Sciacca

“Siamo una ventina di famiglie quelle che abbiamo deciso di occupare la Cattedrale. Di cui una quindicina di bambini, il più piccolo ha sette mesi. La persona più grande invece ne ha sessanta”.

Siete qui dallo scorso novembre. Quando avete deciso di occupare la Cattedrale? È successo qualcosa in particolare che vi ha spinti a questo gesto?

“Quattro anni fa il sindaco Bianco è venuto nei quartieri promettendoci lavori e case. Non ha mai mantenuto questa promessa. Chi viveva dai parenti, chi nei sottoscala, chi dalla suocera, sballottati di qua e di là. Ma questo fino a un certo punto, perché abbiamo figli, io per esempio ne ho due. Ad un certo punto non è stato più possibile essere ospiti. Io sono di Librino”.

I vostri bambini come hanno reagito a questa nuova situazione?

“Non bene. Perché non è una bella situazione. Le mie bambine sono piccole, hanno quattro anni. Mi chiedevano Mamma come mai siamo qui? All’inizio l’hanno presa come un gioco, però si sono anche ammalate stando qui”.

L’assessore Parisi continua a ripetere che case non ce ne sono e ha proposto altre soluzioni come i corsi di formazione a 400 euro al mese. Voi cosa ne pensate?

“Non sono soluzioni. Un ragazzo tra di noi, che ha fatto questi tirocini, ha ricevuto dopo otto anni il pagamento. Cioè ha dovuto aspettare otto anni per 400 euro. Tra l’altro non è stato ancora emesso nessun… Continua su isiciliani


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