Premio Stefano Cucchi per i diritti umani: alla prima edizione vince l’accoglienza del Baobab

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“Roma è avvolta dal velo dell’indifferenza. È la città in cui Stefano è nato ed è morto e noi quel velo lo vogliamo squarciare”. È la prima volta che viene consegnato il premio Stefano Cucchi per i diritti umani ed è stata la sorella Ilaria che, dal palco del Memorial, a centinaia di persone accorse per ricordare Stefano ha detto: “Celebriamo chi non si arrende all’indifferenza e per questo premiamo le ragazze e i ragazzi del Baobab, volontari e migranti”. Il premio è una tela con una vignetta di Mauro Biani che ha consegnato personalmente il riconoscimento ai ragazzi. Valerio Bevacqua del Baobab, ha parlato con Articolo21 del significato che ha questo premio: “Come Baobab experience accogliamo gli ultimi tra gli ultimi. La nostra lotta è per i diritti dei più deboli. Questo è un premio che ci onora e che condividiamo con tutte le persone che stanno combattendo per avere verità e giustizia, per avere rispetto dei diritti umani. Che siano persone torturate, che muoiono in carcere o in mare, qualcuno nega a queste persone un futuro. È questo il filo rosso che ci lega”.

Lottare contro l’indifferenza: questo lo spirito con cui tutti i partecipanti al terzo Memorial Stefano Cucchi hanno trascorso una giornata di condivisione, per poi tornare al proprio impegno civile quotidiano; si sono ritrovate persone di tutte le età, dai giovanissimi agli anziani. Ma la maggior parte dei presenti erano ragazzi e ragazze che avevano l’età di Stefano (39 anni proprio ieri), o poco meno. La verità, è che la vicenda ha segnato un’intera categoria di persone che hanno capito quanto lo Stato potesse essere assente nelle situazioni più delicate, trasformandosi da tutore in pericolo mortale. Daniele Vicari, regista di Diaz, ha sottolineato dal palco che “c’è una rimozione totale da parte della cittadinanza rispetto al tema della tortura mentre i diritti civili non sono appannaggio della sola borghesia o di una singola classe sociale, sono imprescindibili da qualsiasi essere umano”. Tanti gli ospiti chiamati ad intervenire dalla giornalista Giulia Bosetti: testimonianze raccolte dall’Associazione Stefano Cucchi Onlus che hanno reso la serata ricca e condivisa: dai personaggi famosi come Jasmine Trinca o Chef Rubio agli sgomberati che non hanno più un tetto sopra la testa o resistono in situazioni drammatiche, ma uniti: sono italiani, africani, asiatici e vivono insieme senza discriminazioni dandosi una mano l’uno con l’altro. Alle testimonianze come quella della moglie di Rachid Assarag, il ragazzo marocchino che ha denunciato le violenze subite in carcere e che adesso si trova ingiustamente in un centro di espulsione, si è alternata la musica sempre impegnata e dedicata a Stefano, ultimo tra gli ultimi come ha detto più volte Ilaria Cucchi.

Ad arrivare primo alla maratona che si è tenuta la mattina al parco degli acquedotti di Roma, è stato sempre un ragazzo del Baobab: Kader viene dalla Somalia, è un ex ospite della rete d’accoglienza autogestita. È arrivato in Italia passando dalla Libia ed il Mediterraneo. Un mese dopo ha partecipato alla seconda edizione del Memorial, ma è arrivato secondo: la notte prima era stato portato in questura dopo lo sgombero in via Cupa, poi aveva dormito sotto un cavalcavia. Adesso Kader ha un lavoro, ha il permesso di soggiorno, in una sola giornata ha conquistato due riconoscimenti in nome di Stefano Cucchi e, ha detto Valerio Bevacqua del Baobab “per noi è il simbolo del riscatto”.


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