In viaggio verso casa loro (diario dal Senegal. 1° giorno)

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Angela Caponnetto, giornalista di Rainews si occupa da lungo tempo dei temi dell’immigrazione. Ha raccolto le storie dei migranti subito dopo che qualcuno gli ha teso la mano in mezzo al mare, ha documentato gli sbarchi, li ha seguiti e ascoltati nei centri di accoglienza, filmando il meglio e il peggio della loro seconda vita nel nostro paese. Ora è inviata in Senegal per raccontare l’origine di questo esodo. Ad Articolo 21 manda oggi il suo primo diario di viaggio

di Angela Caponnetto

Tutto comincia due anni fa quando per la prima volta su una nave militare in soccorso nel Mediterraneo Centrale, ho lasciato il microfono e ho teso la mano a chi, ammassato su un barcone gridava di aiutarlo a salire su. Poi altri soccorsi, due tre, sei … Li ho guardati negli occhi, ho visto fare i primi passi stentati sul ponte, ho visto svenire bambini che dopo la prima barretta energetica tornavano a scorrazzare e a sorridere durante la traversata. Li ho cercati nei centri di accoglienza, li ho trovati in bivacchi nelle aree dismesse delle stazioni o in vecchi capannoni senza luce e senza servizi igienici. Mai però ero andata “a casa loro” per vedere, per capire perché si può rischiare tutto per cercare l’ignoto.

L’assist me lo dà Seny, un giovane senegalese incontrato in uno Sprar , sistema di protezione per richiedenti asilo, a Villarosa, provincia di Enna. Due case confiscate ad una potente famiglia mafiosa locale, diventano un luogo dove accogliere parte dei circa 170 mila richiedenti asilo in Italia., gestito dall’Associazione Don Bosco 2000.  Seny è partito ragazzino dal suo villaggio in Senegal perché gli avevano detto che in Europa avrebbe trovato fortuna. Affronta un lungo viaggio attraverso i paesi del Sahel, il deserto e i trafficanti in Libia: poi il barcone, il mare e infine l’Italia. Qui diventa mediatore culturale con il sogno di portare nel suo villaggio progetti di sviluppo così da non far partire più i giovani figli dei Wolof, l’etnia più numerosa in Senegal. Con l’aiuto dei fondi  dell’Associazione Seny riesce a coronare questo sogno e ora torna per comprare una struttura  in cui verranno realizzati prodotti artigianali poi venduti in punti vendita in Italia.

Seny parte così per il viaggio a ritroso insieme ad una delegazione della Don Bosco, alla quale mi unisco anche io. Per andare dove non sono mai stata: “a casa loro” .

Primo giorno – Europa/Africa – La prima cosa che noti arrivando in aeroporto a Dakar sono gli unici due nastri per il recupero dei bagagli assaliti dai passeggeri scesi da ogni dove. Ai lati centinaia di valigie abbandonate. Passati i controlli, subito una lunga fila al banco della OrangeSN la compagnia telefonica nazionale che vende le preziosissime SIM Card: l principale punto di raccordo con il resto del mondo. Fuori a primo impatto sembra di essere nel profondo sud Italia. Con enormi strade dall’asfalto precario e un’urvanistica che non si discosta da quella siciliana o calabrese.

Poi l’Africa … Ma quella della capitale. A mezzanotte le strade di Dakar sono un tripudio di colori e di rumori, di clacson e di macchine dalla carrozzeria scrostata. Centinaia di donne abbigliate con variopinti abiti lunghi e ridondanti, gli uomini con tuniche e pantaloni di luminose stoffe di raso. È la grande festa islamica del Sacrificio del Montone.

Non tutte le donne portano il velo. I musulmani sunniti qui sono il 92% della popolazione: è un islam moderato nato nel sincretismo con le religioni animiste di cui resta un 2% e che convive in pace con il 6% dei cristiani.

Noi dormiamo alla missione delle suore francescane nata per ospitare orfani del luogo ha una piccola Croce su cancello all’ingresso. Le stanze sono fresche e pulite. I letti rigorosamente con le zanzariere. Io divido la mia con Astù una bellissima ragazza velata in lungo abito verde smeraldo che ci accompagnerà fino a metà della giornata di domani. La notte non sarà lunga, la sveglia comincia infatti alle sei con la preghiera del muezzin e poco dopo con il suono delle campane della chiesa francescana. Tra canti di ugelli e pigolii di indefiniti animali. Il sincretismo religioso della natura che rende uguali come me senza velo e Astù nel letto accanto che lo toglie solo dopo essere entrata sotto le zanzariere. Intanto è già domani e il viaggio è appena cominciato.

(Nella seconda puntata del diario di viaggio “Verso Casa loro”  andremo a  Tambacounda a sud Est, dove in uno dei villaggi intorno c’è la famiglia di Seny.  Ma prima di arrivarci, attraverseremo mezzo Senegal.


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