Giornalismo sotto attacco in Italia

Per chi crede nella Giustizia: grazie!

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Oggi è un giorno particolare, dopo tante sofferenze, dopo tante angherie, il primo grado del processo nei confronti del fratello del capomafia di Vittoria, Titta Ventura, si è concluso con la sua condanna ad un anno ed otto mesi per minacce di morte nei miei confronti e tentata violenza privata.
Una condanna realmente importante per chi crede che la Giustizia abbia i suoi tempi, ma ci sia.
Io credo di aver fatto sempre e solo il mio lavoro, non piegandomi alle minacce di chi avrebbe voluto fermarmi, di chi pensava che minacciandomi di morte, potesse mettermi la museruola.
Ma oggi è anche il giorno dei ringraziamenti, per chi c’è stato da sempre, ha creduto in me, mi è stato accanto nei momenti più difficili e bui.
La mia famiglia, i miei amici, le tante colleghe ed i tanti colleghi (dell’Agi su tutti) che mi hanno confortato, fatto coraggio ed asciugato le mie lacrime.
Il presidente ed amico Beppe Giulietti ed il segretario Raffaele Lorusso, le giornaliste ed i giornalisti Rai, con su tutti il segretario (ed amico) Vittorio Di Trapani, la famiglia di Articolo 21, l’ordine dei Giornalisti nazionale e siciliano con il Presidente, Riccardo Arena, che ha partecipato a pressoché tutte le udienze del processo, non lasciandomi mai solo.
La Fondazione Caponnetto, con il suo presidente e tutti i componenti, Libera, la Cgil ed il Comune di Vittoria, oltre ai rappresentanti istituzionali, su tutti il presidente della Repubblica ed il presidente del Senato che mi sono stati e sono sempre e realmente accanto.
Ma un grazie speciale va alla Procura di Ragusa e di Catania, per il lavoro attento e scrupoloso che hanno fatto, alla Polizia di Ragusa per aver condotto le indagini non tralasciando mai niente (su tutti, perdonatemi, il capo della Mobile, Nino Ciavola) ed ai Carabinieri che mi stanno accanto, assicurando la mia sicurezza, ogni giorno con professionalità, passione ed affetto.
Da domani si ricomincia, ci sono altri processi da affrontare e soprattutto c’è un lavoro da continuare, per raccontare i tanti affari mafiosi di territori poco (o mai) illuminati ma pieni di malaffare, con un faro che mi illumina ed a cui oggi in particolare dedico un pensiero affettuoso, Giovanni Spampinato, vero martire della provincia di Ragusa. 


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