Ciaaaao Dario! Ciaaaao Bob!

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Giullare e menestrello sono pressoché sinonimi ed entrambi i termini sono abbastanza riduttivi, certamente non esaltanti. Tutti i giornali trovano invece affettuoso, vezzoso, confidenziale il citare, definire, tracciare (qualcuno perfino tacciare) i due Nobel in questo modo.  Il testamento di Alfred Nobel recita: [il premio a coloro che] più abbiano contribuito al benessere dell’umanità. Quanto alla distribuzione, per la letteratura leggiamo: una parte ancora a chi, nell’ambito della letteratura, abbia prodotto il lavoro di tendenza idealistica più notevole.

Ai soloni (e ai sòloni,  dato quanto impunemente fanno tendenza) che da ore stanno commentando, disquisendo, dissertando (sbrodolando) sull’onorificenza consegnata a Dylan così come nel ’97 a Fo, bisogna ricordare che il premio mondiale non è onorificenza per chi meglio si esprime in letteratura, bensì per chi meglio contribuisce al benessere dell’umanità producendo lavoro di tendenza idealistica più notevole. Per arrivare a tanto è ovvio che bisogna anche essere giullari e menestrelli. Anche, non solo… Bisogna non essere imbrigliati in matrici zincografiche, in stereotipi imprigionati da spazi e tempi dettati e datati, luoghi (e location) comuni, simulazioni e simulacri artefatti. Bisogna non farsi imbambolare da Utopia, ma di lei farne bambola da cullare sapendo che in prossimo futuro potrebbe materializzarsi in piccolo essere che vive, respira, ama. Quale modo migliore per contribuire al benessere dell’umanità? Quale lavoro di tendenza idealistica è più notevole di questo?

Chi, se non questi due dunque, più si sono avvicinati agli ultimi desideri di Nobel?

Dario Fo è morto. Dai dai, conta su…ah be, sì be. E sempre allegri bisogna stare…Ciaaaao!


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