Francia. Ottava giornata di scioperi consecutivi contro la riforma Valls del lavoro

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La tensione sale, ma il 62% dei francesi appoggia il sindacato

Di Pino Salerno

La Francia affronta un’altra giornata di intense mobilitazioni e manifestazioni indette dai sindacati e dalle organizzazioni studentesche contro la riforma del mercato del lavoro strenuamente voluta dal presidente Hollande e dal premier Valls. Una riforma che all’articolo 2 scardina quasi completamente alcune importanti conquiste dei socialisti francesi del passato, dall’obbligo della contrattazione nazionale alle 35 ore, ad alcuni diritti nelle aziende che non vengono più previsti dalla precarizzazione imposta dalla nuova legge. Per tutto marzo, aprile e maggio, studenti e lavoratori hanno manifestato il loro dissenso contro la legge, ma da martedì quest’ultima è ormai giunta al voto in Assemblea nazionale, e il premier Valls ha annunciato che essa è intoccabile nella sua filosofia ispiratrice e portante, ovvero legare il salario, l’orario di lavoro e i contratti alla produttività di ciascuna impresa. Questa legge è destinata ad avere un impatto importante sulla vita quotidiana di milioni di giovani lavoratori francesi. Per questa ragione, la CGT, la Confederazione generale del lavoro, il sindacato più rappresentativo di Francia, sostiene le lotte di questi giorni e il caos che stanno creando in tutta la Francia. Pochi giorni di disagio, dicono, possono salvare il futuro di milioni di giovani il cui destino è la precarietà assoluta.

Tutto il settore energetico e dei trasporti pubblici bloccato

Lo sciopero di questi giorni interessa alcuni settori strategici della industria e della vita quotidiana francese. Lo sciopero delle raffinerie petrolifere e dei benzinai, dei portuali e degli addetti alle centrali nucleari ha evidentemente avuto una ricaduta sulle risorse di benzina, elettricità e beni di prima necessità. E hanno ancora una volta innalzato lo scontro tra esecutivo e sindacati. Il governo Valls giudica lo sciopero “illegale”, indetto da una minoranza sindacale, che ha bloccato le attività produttive del paese, e annuncia una reazione “molto ferma”. Di fatto, giovedì 26 maggio, sarà ricordato nella storia contemporanea francese come il giorno in cui tutto si è praticamente fermato: sono in sciopero i camionisti, i ferrovieri, gli addetti del settore energetico. Più di un terzo dei treni sono fermi, mentre lo sciopero degli aeroportuali blocca quasi la metà dei voli. Dalle centrali nucleari dipende il 75% della produzione elettrica. Da nord a sud del paese, picchetti di lavoratori bloccano strade e porti. A Parigi, centinaia di Tir fermi hanno provocato code di dozzine di chilometri, e decine di migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni organizzate in molte città del paese. Il leader della CGT, Philippe Martinez, in testa al corteo parigino ha assicurato che la sua organizzazione, la più grande del paese con più di 600.000 iscritti, è disposta a “bloccare la Francia” per costringere l’esecutivo a ritirare la nuova legge sul lavoro. “Non vogliamo riaprire il negoziato”, dice Jan-Claude Mailly, il segretario di FO, Forza Operaia, il terzo sindacato di Francia, “vogliamo semplicemente che venga ritirato”.

Valls replica ai sindacati: “siete solo una minoranza radicalizzata e conservatrice”

È la replica dei sindacati alla provocazione politica e ideologica lanciata mercoledì dal premier Valls in Assemblea nazionale, quando ha detto che la legge non si tocca perché  “i sindacati non fanno le leggi in Francia e neppure in Europa”. Valls ha insistito, nel corso di una intervista televisiva, che non verranno apportati cambiamenti significativi alla legge, ma solo eventuali piccoli miglioramenti, prima dell’approvazione definitiva prevista in luglio. Ed ha lanciato un’altra provocazione, che ha fatto molto discutere l’opinione pubblica francese: “le resistenze alla riforma dimostrano di nuovo che questo paese muore per il suo conservatorismo”. Ora, ci permettiamo di dissentire da Valls, perché le 35 ore erano conquiste di civiltà ed eliminarle è “conservatorismo”, non viceversa, perché la sostanziale abolizione del contratto nazionale amplifica la precarizzazione ed elimina tanti diritti in ogni singola azienda, ed eliminarla è “conservatorismo”. In Francia, come in Italia, gli uomini al governo condividono una strampalata idea di progressismo e conservatorismo.

Nel frattempo, la polizia inviata dal ministro dell’Interno Cazeneuve ha sgomberato due delle sei raffinerie bloccate dai sindacati, e 11 depositi di combustibile sui 92 esistenti. Il rischio maggiore si concentra sulle 19 centrali nucleari che, con 58 reattori, producono i tre quarti dell’energia elettrica del paese. Più difficile la situazione relativa all’approvvigionamento di benzina: i prefetti infatti hanno limitato a 20 litri per abitante la vendita ed hanno vietato rifornimenti con uso di recipienti. A sua volta, il governo ha fatto ricorso alle scorte strategiche di combustibile, ed ha tranquillizzato i francesi che sono disponibili per altri mesi.

Valls è entrato pesantemente anche nella dialettica sindacale, in modo frontale. Ha accusato “una minoranza, quella della CGT”, che ha perso milioni di iscritti negli ultimi anni per una crisi di credibilità. Eppure, Valls non dice che il 62% dei francesi appoggiano la protesta, secondo un sondaggio commissionato dalla rete televisiva RTL, e contesta la “radicalizzazione” della CGT, inaccettabile e “contraria alla sua organizzazione e alla sua storia”. In queste parole di Valls c’è tutto il problema politico del rapporto tra esecutivo e sindacati: l’esecutivo fa le leggi, sostituendosi al Parlamento, e definisce “radicalizzazione” le obiezioni e le mobilitazioni del sindacato. Una prassi, questa del premier Valls, che sembra estendersi come un gioco di società a molti premier europei. Purtroppo, è una prassi che crea rabbia sociale, e facilita l’infiltrazione nelle pacifiche manifestazioni di gruppetti di black blocks, decisi ad elevare il tasso di violenza e a suscitare la reazione della polizia. Scontri infatti si sono verificati in alcune piazze francesi. A Parigi, infine, scontri tra black blocks, che hanno lanciato pietre e proiettili di gomma, e forze di polizia, che hanno risposto coi lacrimogeni, si sono verificati poco prima dell’ingresso del corteo a Place de la Nation.


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