“Liberiamo cronisti e lettori da oscuramenti e bavagli”. Giulietti risponde agli appelli per la presidenza della Fnsi

0 0

Grazie a quanti hanno voluto firmare gli appelli per sollecitarmi ad assumere la presidenza della Fnsi, anche perché tra loro ci sono anche donne e uomini che, pur non essendo giornalisti, hanno sempre partecipato alle comuni battaglie per liberare la società da ogni forma di oscuramento, di integralismo, di pensiero unico, omologato ed omologante. Interpreto le loro parole come un affettuoso riconoscimento rivolto non solo alla mia persona, ma, anche soprattutto, ad una squadra che ha scelto di stare, sempre e comunque, dalla parte dell’articolo 21 della Costituzione.

Questi valori sono stati difesi anche da donne e uomini che, dentro la Fnsi, nelle associazioni regionali, nei Comitati di redazione, hanno animato iniziative contro i bavagli, le censure, le querele temerarie, le violazioni dei diritti sindacali e contrattuali, a partire da quelli che ne hanno pochi o nulla. Questi, per altro, sono stati i valori che hanno segnato la vita e la presidenza di Santo Della Volpe, amico e compagno di tante battaglie.

Quello che mi ha fatto ancor più piacere è che questi appelli siano stati promossi e firmati  da persone che hanno ispirazioni politiche, culturali, religiose, sindacali, diverse, distinte e spesso distanti. Basti pensare alla eterogeneità delle firme raccolte a Roma da un comitato che ha fatto della lotta contro i bavagli la sua ragion d’essere, o addirittura alla presa di posizione di “Senza Bavaglio” che, peraltro, rappresenta uno dei gruppi dell’opposizione sindacale.
Questa diversità dovrebbe essere assunta da tutti noi come un valore e non come un fastidio, perché la  circolazione delle opinioni e delle idee, anche delle più urticanti, è il presupposto di una libera informazione.

Dal momento che condivido l’ispirazione ideale e le proposte racchiuse nei diversi appelli, non posso che confermare la mia disponibilità ad assumere il ruolo di Presidente della Fnsi. Continuo inoltre a pensare che al Presidente non spetti la gestione politica e contrattuale, bensì il ruolo di garantire il rispetto dei deliberati congressuali, delle delibere e degli atti votati dai consigli nazionali; senza dimenticare  i diritti delle minoranze, senza le quali ci sarebbero omologazione ed unanimismo, incompatibili con la dialettica delle idee, soprattutto in un sindacato che ha la giusta ambizione di rappresentare in modo unitario tutti i giornalisti, anche i troppi che attendono un pieno riconoscimento dei loro diritti.
Questo significa anche integrale rispetto dei ruolo, leale e piena collaborazione con il segretario Raffaele Lorusso e con tutti gli organismi liberamente eletti dai giornalisti, a livello centrale e regionale. Questo impegno, ovviamente, ha bisogno dell’apporto di tutti, a cominciare dalle associazioni regionali sulle quali si fonda quel patto che ha consentito la rinascita del sindacato dopo il buio della dittatura.

Nel solco della tradizione di questi decenni, sarebbe utile che il Presidente, chiunque sarà, voglia animare una continua discussione ed azione sui temi della libertà, e non solo in Italia, liberando cronisti e lettori da oscuramenti e bavagli che ci hanno fatto precipitare verso il basso in tutte le graduatorie internazionali sulla libertà dei media.
Allo stesso modo bisognerà far vivere l’impegno accanto ai giornalisti e alle redazioni minacciate da mafie, camorre, malaffare. Una battaglia politica o sindacale si può perdere, ma la rinuncia alla combattività e all’impegno quotidiano non possono trovare giustificazione alcuna.

Questi impegni non appartengono solo alla mia biografia, ma anche  a quella di altre donne e uomini che, più di me, hanno partecipato agli impegni professionali e sindacali di questi anni. Per questo ho invitato i tanti che hanno proposto la mia presidenza – molti dei quali non si riconoscono neppure nelle mie posizioni politiche e sindacali – a valutare tutte le candidature possibili, a cominciare da quelle che, legittimamente, sono state presentate da altri dirigenti sindacali.

Dal momento che non ho mai sollecitato la candidatura, non posso neppure ritirarla, posso solo confermare la mia disponibilità e prendere atto della novità rappresentata da questi appelli e dalla mozione unanime votata dal congresso dell’Usigrai e dal pronunciamento inequivocabile di tanti dirigenti del sindacato dei giornalisti, a livello nazionale e regionale.
Le risposte arrivate vanno esattamente nella direzione che avevo sollecitato, perché hanno anteposto il progetto comune al consueto rodeo tra candidati, componenti e sub componenti.

Naturalmente il voto finale, come è giusto e doveroso nelle forme della democrazia rappresentativa, spetta solo e soltanto al Consiglio Nazionale, che dovrà scegliere ed indicare il nome del nuovo Presidente.

Dal momento che a questo principio ho ispirato tutta la mia vita politica e sindacale, la loro decisione sarà vincolante anche per me. Se il Presidente sarà un altro o un’altra, sarà comunque il mio Presidente, perché di sicuro avrà a cuore gli stessi valori e perché voglio  bene a questo sindacato, a prescindere dalla cronaca di una votazione di un giorno, di qualche settimana.
Nessuno riuscirà a farmi uscire da una casa che frequento da qualche decennio e che dovrebbe starci a cuore sempre, a prescindere dalle maggioranze di turno, dalle componenti del momento e dalle nostre, più o meno legittime, ambizioni personali.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21