Terra dei fuochi, un cumulo di veleni

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Terra dei Fuochi, terra di mamme e di bambini, che lottano contro un mare di rifiuti, che nessuno sapeva …e tutti sapevano quanto stessero avvelenando… Napoli in una giornata di giugno è sempre più calda di altre città, ma sapevo che non sarebbe  un incontro qualunque quello con Marzia Caccioppoli, di Casalnuovo (Na), conosciuta a Taranto in occasione del concerto del Primo maggio mentre sul palco gridava la sua rabbia insieme alle altre voci della  Associazione di cui è presdente,   “Noi genitori di tutti”, nata da tempo ed operativa da dicembre 2014,  che fa parte insieme a circa 70 associazioni campane del Coordimanento Comitati Fuochi.

Don Patriciello ha dato loro la spinta ad unirsi nella lotta, e di loro cito i nomi delle più attive tra queste mamme, tutte accomunate da un grande vuoto, una perdita infinitamente grande, un figlio, nella terra dei fuochi: Anna Magri, mamma di Riccardo Improta, 22 mesi,  Afragola, Luisa Crisci, Napoli, Raffaella Arena, Giugliano in Campania, Giulia Angelini, Giugliano in Campania, Antonella Cecere, Marcianise,Imma di Vilio, Succivo, Loredana Barrisciano, Casalnuovo, Ida Pariante, Casaalnuovo, Tina Zaccaria, Casalnuovo.

Marzia ci accoglie in cucina, mentre da donna  del sud, sa solo accogliere, e prepara la cena mentre io ed il mio collaboratore prepariamo l’intervista. E si racconta con la voce di chi la vita la vive alla giornata, nella nuova casa di Napoli, distante dal posto in cui il suo Antonio ha conosciuto la malattia.

“La nostra parte, la parte di mamma , è stata quella di presentare il nostro dramma da cui abbiamo conosciuto la verità. Ci facevamo un milione di domande nel timore di non essere state delle brave mamme, con i medici che ci dicevano che questi sono tumori che possono essere causati dall’ambiente, e qualcuno di loro ci chiedeva se vivessimo nel “triangolo della morte”, vicino a qualcosa di radioattivo”

perché il tumore  di Antonio è un tumore che non colpisce solitamente i bambini, glioblastoma multiforme, questo è il suo nome… A otto anni e mezzo Antonio ha conosciuto la malattia che a Marzia, la sua mamma, hanno detto riconducibile a zone del Giappone.

“Io non capii queste parole, mentre  l’oncologa mi diceva  che ero molto sfortunata perché avevo solo questo bambino, e che questo tumore lasciava una prognosi infausta. Mi arresi sapendo che la malattia di Antonio sarebbe durata uno o due anni”.

Marzia e Lorenzo, il papà di Antonio, erano  a Brindisi in vacanza quando fu diagnosticato un tumore cerebrale al piccolo , ma non erano pronti a trattare il caso di un tumore simile in un bambino e furono invitati a scegliere tra Roma e Napoli. A Napoli sbagliarono la diagnosi, scambiandola per sclerosi multipla, e alla dimissione le parole scritte su carta furono  sospetta malattia demielinizzante, mentre Antonio aveva un tumore cerebrale. Il bambino ha  mal di testa, vomito, e Marzia decide di recarsi da un medico privato il quale scrive malattia demielinizzante da rivalutare perché per questo medico il piccolo aveva tutto tranne una sclerosi multipla e indicò il Gaslini di Genova. Giunti lì, appena vista la risonanza magnetica del Santobono di Napoli si rendono  conto che la diagnosi è  sbagliata e il nome giusto è quello, glioblastoma multiforme.

Antonio è volato via il 2 giugno del 2013…e di lui nella casa di Marzia e Lorenzo restano una cornice digitale che scorre…e le immagini di una vita felice distraggono me e il mio collaboratore, che ci guardiamo negli occhi e non riusciamo a trattenerci, e ci nascondiamo a vicenda lacrime di rabbia, impotenza e di infinito amore per quell’angelo tra noi…

La malattia è durata un anno e nel Gaslini di Genova Marzia ha trovato tanto amore,persone stupende, inferiere-tate per Antonio, i medici hanno fatto il possibile per lui,  lo hanno seguito in un modo eccellente e non si sono mai arresi. Antonio non era operabile, il male era molto diffuso. Una psicologa è stata molto vicina nel percorso, delicata ed è stata molto per lei. Quando, per brevi periodi, il piccolo veniva dimesso Marzia ed il suo bambino erano in un centro di accoglienza, anche questo luogo di molte persone meravigliose, tra cui Maria, siciliana,  la mamma di un bambino di 9 anni, che ha lottato per 4 anni contro il tumore del proprio figlio, unico,   a Genova, e che ha deciso, quando il suo piccolo è andato via , di dedicarsi a questi bambini in questo cento che si chiama La  Cilla . E anche Mario, vice presidente del centro,  e sua moglie Daniela hanno sostenuto Marzia fino alla fine, facendo con lei l’ultima notte di Antonio.

Antonio stava per andare via, nella sua terapia del dolore,  stava andando in coma. Nell’attimo in cui si sono bloccati i suoi piccoli reni i medici hanno cominciato ad andare e venire, senza mai lasciar sola Marzia. Poi, l’ultima sera , nei turni tra lei e Lorenzo vicino al lettino di Antonio, Marzia avverte un rumore alla gola e si rende conto che il suo piccolo sta andando via …saturazione a zero. E’  il due giugno, domenica, festa del Corpus Domini e mentre Antonio spira suonano le campane di mezzogiorno. Le labbra di Marzia, una mamma forte, dolce, che non ci riesco a scriverlo quanto grande è il suo dolore, posa le labbra sulla bocca del suo bambino perché sa che è  il suo ultimo respiro e tira a sé la sua anima, come diceva il suo Antonio, lei , la sua mammina, era l’anima della sua anima…

Suonano al citofono. E si aggiungono a noi Enzo Tosti, attivista del Coordinamento Comitati Fuochi e sua moglie Gerardina Caruso, e poi ci raggiunge Anna Magri, mamma di Riccardo, 22 mesi, uno degli angeli di quella terra abusata, violentata nell’anima, ladra di vite e di speranze, eppur capace di unire nell’amore di una tavola, in una sera di giugno, di un caldo indicibile, di una città caotica…eppure tra noi c’erano, e ci ascoltavano, e ci chiedevano di dirla la verità, di raccontare di loro e dei sogni spezzati…
Antonio De Michele, Riccardo Improta…due angeli nelle voci delle loro mamme, negli occhi dei loro papà, nelle mani chiuse mie e di chi con me voleva solo scrivere una storia, ed ha incontrato la forza della vita in una piccola casa…a Napoli.

Nessuno fermi mai la voglia di verità, nessuno tappi le bocche mai più di chi grida  al mondo che quella terra è un cumulo di veleni in cui c’è chi ci ha lasciato il cuore. E noi genitori di tutti è solo una piccola parte del mondo che non molla, che piange in cucina mentre prepara la cena, ma che sorride agli amici e si fa forza perché ci sono gli altri, gli altri figli, di cui tutti siamo responsabili, perché genitori… di tutti.

* Foto: Mauro Pagnano


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