Intercettazioni, non tocca ai giornalisti tenere segrete le notizie, semmai è loro compito fare il contrario: diffonderle

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È singolare la fretta con cui nel mondo politico, e non solo, si punti ad approvare nuove norme restrittive sulla pubblicazione delle intercettazioni e degli atti delle inchieste giudiziarie. L’accelerazione è sospetta perché arriva dalle stesse persone che da tempo avrebbero dovuto cancellare il carcere per i giornalisti, ma che fino ad oggi hanno prodotto soltanto chiacchiere. Il sospetto è che si voglia puntare dritto all’introduzione di nuove forme di bavaglio. Altrettanto singolare è la solerzia dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali. È da tempo, infatti, che l’Autorità cerca di introdurre limitazioni o forme di tutela rafforzata della privacy in materia di intercettazioni.

Fermo restando che non invochiamo il libero arbitrio o l’impunità, non vorremmo però che dietro tutto questo gran parlare – in particolare quando vengono fuori questioni, sia pure non penalmente rivelanti, che riguardano personaggi noti o pubblici – ci fosse la preoccupazione di tutelare, più che il cittadino comune, proprio chi ha una certa notorietà, categoria di cittadini che hanno sì diritto alla privacy, ma in qualche modo attenuato. Il sindacato dei giornalisti non si sottrae al confronto: è una nostra vecchia proposta, per esempio, quella dell’udienza filtro, così come abbiamo sostenuto l’idea di un giurì dell’informazione che potrebbe stabilire se ci sono stati eccessi o meno. Siamo convinti per primi che gli eccessi vadano sanzionati, ma la diffusione di informazioni che hanno rilevanza per l’opinione pubblica, se date in un contesto di essenzialità e continenza, è sempre lecita, come più volte ribadito dalla giurisprudenza italiana ed europea. La proposta di prevedere il reato di pubblicazione arbitraria di intercettazioni, messa a punto da Nicola Gratteri, a capo della Commissione per la revisione della normativa antimafia, sarebbe poi un reato di dubbia costituzionalità, perché configurerebbe una sorta di censura, vietata comunque dalla Costituzione.

La Corte di Strasburgo ha più volte ribadito che la pubblicazione di notizie coperte da segreto non è reato se riguarda personaggi pubblici. E comunque non tocca ai giornalisti tenere segrete le notizie, semmai è loro compito fare il contrario, diffondere le notizie su cui c’è interesse dell’opinione pubblica e una chiara rilevanza sociale. L’eventuale reato di divulgazione di notizie coperte da segreto andrebbe contestato a coloro che quel segreto dovrebbero custodire.


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