Giornalismo sotto attacco in Italia

Mala tempora currunt

0 0

Sed peiora parantur, direbbe Cicerone. Perché se è preoccupante tutto quello che sta avvenendo, ancora di più lo è lo scenario e l’orizzonte culturale nel quale si inserisce. Prendiamo la questione delle riforme costituzionali e della nuova legge elettorale.

In sintesi, da una parte abbiamo una maggioranza che sta disegnando un Senato composto da consiglieri regionali che si scelgono da sé stessi e una legge elettorale per la quale ben oltre la metà dei componenti della Camera, l’unico ramo del Parlamento che darà la fiducia al Governo, saranno anch’essi nominati, e per cui il partito che avrà il 40% dei consensi accederà a un premio di tale da poter decidere, praticamente da solo, importanti organi di garanzia, a partire dal presidente della Repubblica. Dall’altra, un’opposizione che è intenzionata a proporre norme per la limitazione dell’indipendenza da mandato imperativo per tutti i parlamentari, con la motivazione (scusa?) del rispetto del programma elettorale votato dai cittadini. Il tutto, in un clima in cui un deputato o un senatore che agisca in modo difforme (dissidente?) dal proprio gruppo è additato quale “traditore”.

E non sono solamente voci di pancia e di piazza, tutt’altro. Anche approfonditi ragionamenti di editorialisti del buongiorno, che lamentano la profusione di emendamenti quasi che chi siede in Parlamento dovesse solo votare sulle leggi dell’Esecutivo, o fini discorsi di intellettuali dai commenti letterariamente raffinati, che gioiscono dell’applicazione di meccanismi procedurali con nomi da rivoluzione francese o da praterie australiane volti a ridurre il numero delle proposte presentate durante il lavoro d’aula.

E così, piano piano, fra sbotti rancorosi di stomaci opportunamente sollecitati e versioni da bar del paternalistico apologo di Memenio Agrippa, il sistema si avvia verso quella china in cui gli eletti debbono votare esclusivamente secondo le volontà del loro capo e della sua maggioranza interna. Preparando il terreno a una domanda scivolosa e drammatica: perché se possono votare solo come il leader chiede, allora che servono le assemblee elettive? A cosa serve il Parlamento? In definitiva, a che serve la democrazia rappresentativa?


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.