L’orrore dei bambini soldato rapiti in Sud Sudan, 12 mila nell’ultimo anno

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Daniel, John, Gabriel e gli altri giovanissimi studenti della scuola di Malakal stavano aspettando il proprio turno per essere interrogati. Era tempo di esami. I più piccoli, nelle rispettive classi, stavano ascoltando la quotidiana lezione che i loro insegnati avevano preparato per quel giorno, Da pochi mesi in questa area a sud di Juba, la capitale del Sud Sudan, dove migliaia di persone hanno trovato rifugio dopo un lungo periodo di violenze, combattimenti e fughe dai villaggi attaccati, erano ricominciate le attività scolastiche.

Ma la pace e il senso di sicurezza sono durati poco. Quando il gruppo armato  ha fatto irruzione è stato il panico, tutti sapevano cosa volevano. Hanno cominciato a girare aula per aula e costretto bambini e adolescenti a seguirli sotto la minaccia delle armi. Gli adulti presenti non hanno potuto far nulla per impedirlo. Ma i miliziani sono andati oltre. Hanno circondato le abitazioni di tutta la comunità e perquisito ogni casa alla ricerca di altri piccoli da portare via. Alla fine del raid i rapiti erano 89, tra i 12 anni e i 16 anni.A nulla sono valsi gli appelli, immediati, dei funzionari delle Nazioni Unite che hanno chiesto ai sequestratori di rilasciarli, ricordandogli che stavano violando il diritto internazionale. Dal dicembre 2013 il Sud Sudan è in balia di un conflitto interno, scatenato dalle accuse del presidente Salva Kiir al suo vice,  Riek Machar, di aver organizzato un colpo di stato per destituirlo. Machar fu costretto alla fuga e molti dei suoi fedelissimi arrestati.Da allora, le milizia fedeli a entrambe le parti hanno iniziato a combattersi con ferocia inaudita. La violenza si è rapidamente diffusa in tutto il Paese, con segnalazioni di uccisioni di massa e la distruzione di interi villaggi e colture, un’azione devastante che ha ridotto alla fame l’intera nazione, la più giovane del mondoDi Sud Sudan si parla ampiamente nel Rapporto 2014 – 2015 di ‘Italians for Darfur’ sulla crisi umanitaria nella regione occidentale sudanese e sui conflitti e le violazioni dei diritti umani in entrambi i Sudan, due distinti Stati dal 2011, che sarà presentato giovedì 26 febbraio in Commissione Diritti Umani al Senato..

Secondo le Nazioni Unite, metà degli 8 milioni di abitanti sud-sudanesi sono oggi a rischio di denutrizione e di malattie.

Una crisi umanitaria classificata dalle agenzie internazionali a ‘livello 3’, come quella siriana. Le ong che operano sul terreno reclamano derrate alimentari perché da giugno riprenderanno le piogge, riducendo il Paese in un vero e proprio pantano. Il timore che il Sud Sudan potesse non reggere all’indipendenza si è dunque concretizzato nel peggiore dei modi, precipitando nel caos e dissolvendo nel nulla il collante politico dell’unità nazionale che aveva impregnato lo Stato dopo la separazione dal Nord.

Cinquanta organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, Global Witness, Save the Children e Oxfam, hanno denunciato ambo le parti di crimini di guerra, chiedendo un embargo sulle armi, provenienti soprattutto dal mercato cinese e ucraino.

I morti stimati degli scontri dello scorso gennaio sono almeno 10 mila, oltre 1 milione e 900 mila le persone che hanno dovuto lasciare la propria casa (1.300.000 sfollati all’interno del Paese, 600.000 negli Stati confinanti), tra cui più di un milione minori. La carestia minaccia 4 milioni di persone: A causa dei combattimenti, gli agricoltori non hanno potuto seminare i campi. Secondo Medici senza Frontiere, l’emergenza più grave al momento è la malaria, una delle cause per cui il Sud Sudan ha il tasso di mortalità infantile più alto al mondo. :

Nella zona occidentale, i pazienti curati nel 2014 sono stati circa 60 mila, dato triplicato rispetto all’anno precedente.

E poi ci sono le vittime dirette della guerra, sono centinaia i bambini mutilati dalle armi. Quelli incolumi combattono per la propria esistenza senza grandi speranze, fragili con le loro pance gonfie e braccia e gambe scheletriche. Secondo Unicef 235 mila sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione acuta grave.

Gli altri, quelli più forti, finiscono nelle fila delle milizie. Dodicimila arruolati come bambini – soldato solo nell’ultimo anno. Particolarmente vulnerabili al reclutamento militare e all’impiego nelle situazioni di guerra a causa della loro immaturità fisica ed emotiva, questi piccoli separati dalle loro famiglie sono destinati a una esistenza fatta di violenza e soprusi, drogati, torturati, violentati e costretti ad uccidere. E la comunità internazionale, finora, nulla ha potuto contro il continuo perpetrarsi di questo orrore.


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