Giornalismo sotto attacco in Italia

I cambiamenti del clima e la disattenzione dei nostri media

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Ieri scrivendo, di fronte a molte segnalazioni di amici  e di giovani e giovanissimi che mi accade di incontrare in giro, ho verificato che quando si pone attenzione ai problemi dell’istruzione nell’intento di interessare non soltanto gli addetti ai lavori, la risposta dei lettori c’è sempre e magari la discussione va avanti. Ma oggi vorrei parlare di un altro tema che trova poco spazio o quasi nulla nei quotidiani e nei settimanali e un poco di più, ma neppure tanto, nei canali televisivi. Mi riferisco alla questione del clima e dell’ambiente.

Nelle scorse settimane ho letto quasi interamente un bel libro dello studioso tedesco Wolfgang Beringer pubblicato da Bollati Boringhieri e intitolato Storia culturale del clima con un sottotitolo eloquente che dice: dall’era glaciale al riscaldamento globale e così con poche parole disegna il grandioso fenomeno naturale che si è realizzato nella storia del mondo e degli esseri umani in alcuni milioni di anni e ci ha condotti dai primordi alla condizione attuale che è appunto quella del riscaldamento globale. Non è un caso che proprio in questi giorni si è scritto con preoccupazione che il 2014 è stato l’anno più caldo degli ultimi cento.

E la preoccupazione che l’equilibrio tra gli uomini, intesi come specie umana e la Terra sia ormai perduto, o anche che la Terra si stia consumando e possa avere ancora una esistenza limitata.  Ma c’è anche il rischio che sarebbe meglio non correre per le conseguenze che potrebbe avere nella società contemporanea di trovarci di fronte a quello che ormai la maggior parte degli scienziati considera il problema principale e delle future generazioni e non sapere bene come affrontarlo adeguatamente.

“Prima di tutto – scrive Behringer nelle pagine conclusive del suo libro – occorre lavorare sulle cause del riscaldamento e prendere le dovute precauzioni rispetto alle sue conseguenze. Molte delle misure che si possono attuare non sono troppo costose e hanno senso indi pendentemente dai cambiamenti climatici. Tra queste possiamo  citare la cancellazione delle forme nascoste di sovvenzione alla combustione di fonti di energie fossili, la riduzione dei gas di scarico dannosi per la salute, la protezione di boschi e foreste, il miglioramento delle tecniche di isolamento termico. Alcune di queste misure non vanno necessariamente lasciate in mano ai governi o alle organizzazioni internazionali ma possono essere attuate anche a livello regionale e anche locale e persino dalle singole aziende e dai privati.”

Lo studioso tedesco non è pessimista come tanti che parlano di questi problemi magari senza conoscerli a fondo. A proposito del riscaldamento globale che pare il problema più urgente, Behringer scrive : “Il riscaldamento globale richiederà un certo  adattamento e comporterà alcuni cambiamenti”. “A questo riguardo -aggiunge-ci piacerebbe anche sentire il calcolo inverso e cioè quante persone non moriranno, perderanno il lavoro o non si ammaleranno a causa del fatto che gli inverni saranno più miti.” E alla fine conclude con un ottimismo che mi sembra di poter condividere, sia pure con la necessaria prudenza: “Se quello attuale dovesse rivelarsi di lunga durata – e così sembra al momento – non c’è che una cosa da fare: stare calmi. Il mondo non andrà a fondo…. I tempi cambiano e noi con loro.”


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