Fabrizio Pulvirenti, ‘paziente zero’ anche per l’informazione

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Fabrizio Pulvirenti ha guadagnato le prime pagine come ‘paziente zero’, oggi guarito dal mostro dell’ebola. Ha commosso gli italiani in ascolto con la sua umanità, con la semplicità tipica dei veri grandi, di chi vive un impegno sereno, totale, avulso da interessi personalistici o propagandistici. Donerà il suo sangue perché venga trovata una cura. E ha dichiarato di voler tornare in Sierra Leone, a finire il lavoro iniziato. Può essere considerato, senza forzature, un eroe? E quanti altri eroi il nostro Paese custodisce, o nasconde, lontano dalle prime pagine?

Viene da pensare a chi lotta ogni giorno contro il mostro della mafia della porta accanto; a chi continua a combattere nella Terra dei Fuochi, faccia a faccia con il mostro del cancro e delle speranze tradite; a chi parte per andare ad aiutare comunità martoriate e divelte da mostri come la guerra o la mortalità infantile. A questi eroi civili, le prime pagine della stampa riservano troppo spesso una notorietà che sa di brutta notizia, di sconfitta. Forse Fabrizio Pulvirenti è stato un ‘paziente zero’ anche per quel sistema dell’informazione troppo spesso legato a doppio filo alle brutte notizie, dove gli eroi trovano posto solo nel momento della sconfitta.

La conferenza stampa allo Spallanzani ci ha mostrato invece l’eroe che vince, che porta avanti un impegno convinto e fiero, che neanche il mostro dell’ebola è riuscito a scalfire. Un eroe che serve non solo in Sierra Leone, ma anche nelle case degli italiani. Per avere prova di quell’umanità di cui sentiamo sempre più drammaticamente la mancanza.
@FaralloClauz

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