L’India, i Maró e l’assurda storia dei rimborsi

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La notizia è talmente assurda che forse è inventata. Cioè: sarebbe meglio che fosse inventata. E’ la storia di un rimborso per spese straordinarie chiesto dall’ambasciatore a Delhi, Daniele Mancini. Poca cosa: appena 400 euro specie per chi guadagna 20 mila euro netti al mese. E’ il motivo delle spese che ha fatto sobbalzare sulla sedia i vertici della Farnesina. I 400 euro, secondo quanto riporta Fabrizio Ravoni su “Il Giornale”, sarebbero serviti a ridipingere una parte della recinzione della residenza del diplomatico rovinata indovinate da chi? Dai due marò che dopo più di due anni di soggiorno forzato lontano da casa hanno anche l’ardire di attaccare i fili per stendere i panni che si lavano regolarmente da soli. Girone e La Torre vivono infatti nell’ambasciata da quando sono stati costretti a tornare in India. Ospiti per niente graditi a quanto pare messi sotto le dipendenze dell’addetto militare e collocati in un piccolo rifugio all’interno di un parco enorme.
Non mi pare, visti i risultati, che il diplomatico abbia svolto alcunchè di decisivo per la sorte dei due fucilieri italiani ma il paradosso, secondo le voci, sarebbe un altro. Proprio Mancini, spaventato dalle minacce indiane di togliergli l’immunità, avrebbe spinto sullo sponsor di allora, Corrado Passera, per far tornare i militari in India citando (pare) una lettera di allarme degli imprenditori del nostro Paese (che peraltro non sarebbe mai arrivata a Roma). Senza rendersi conto del grave errore che faceva…allo splendido giardino e alla tranquillità familiare. Gli unici felici a questo punto sarebbero gli operai chiamati a cancellare il danno, valutato in 500 dollari quando da quelle parti un operaio ne guadagna 1500 in un anno. Lo so, tutto da verificare ma intanto il gossip corre e la giustizia indiana è sempre più lenta.
Ho girato il mondo per tanti anni e mi sono sempre tenuto a distanza dalle ambasciate. Ho conosciuto sicuramente diplomatici eccezionali e disponibili (in Colombia per esempio o nelle Filippine) ma anche alcuni che consideravano fastidiosi i giornalisti (come in Kenya o in Nigeria, e anche in Iran o in Brasile: pronto a fornire dettagli) solo perché avrebbero potuto creare problemi con le autorità del luogo con cui avevano, ohibò, un bel rapporto. E chi mi conosce sa che non mi sono mai azzardato ad attaccare biancheria alle staccionate.


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